sabato 22 novembre 2014

PRINCIPALI ERRORI DA CORREGGERE NELL’ESECUZIONE DEL TIRO IN PORTA:


DESCRIZIONE DEI PRINCIPALI ERRORI
Quando mi è capitato di allenare una squadra della categoria Pulcini (8‐11 anni), ho sempre dedicato molto tempo (almeno un allenamento alla settimana) al gesto tecnico del TIRO IN PORTA.
I bambini di questa categoria non posseggono ancora una grande capacità di forza per cui, nel tentativo di migliorare la loro potenza nel tiro, occorrerà lavorare per lo sviluppo della rapidità di esecuzione del gesto.
Il primo errore è determinato dalla scarsa rapidità di movimento dell’articolazione dell’anca, anche a causa, nella maggior parte dei casi, della poca scioltezza nei movimenti da parte dell’ articolazione stessa.
Il secondo errore è rappresentato dalla scarsa ampiezza di movimento dell’articolazione coxo‐femorale, con particolare riferimento al movimento di flesso‐estensione.
Il terzo errore è determinato dallo scarso sfruttamento delle leve articolari, con particolare riferimento a quella del ginocchio e dell’anca (evidenziabile dalla ridotta flessione del ginocchio ed estensione dell’anca).
Il quarto errore è rappresentato dalla scarsa mobilità dell’articolazione della caviglia, evidenziabile, soprattutto, nella difficoltà a flettere plantarmente il piede.
Il quinto errore è determinato dallo scarso equilibrio posturale dovuto al mancato movimento di bilanciamento degli arti superiori.
Il sesto errore è rappresentato dal posizionamento non corretto del piede di appoggio e dalla ritmica non adeguata durante la fase di rincorsa.

CORREZIONE DEGLI ERRORI
Vediamo ora cosa si potrà fare per correggere gli errori evidenziati precedentemente e quindi quali consigli fornire e quali esercizi proporre.
Primo errore
Far capire bene, soprattutto nei momenti iniziali, l’importanza di eseguire il movimento con grande rapidità a livello dell’anca, facendo percepire al meglio la differenza con il movimento che la stessa dovrà sviluppare durante l’esecuzione di un passaggio.
Nel corso di quest’ultimo gesto tecnico non occorrerà, infatti, muovere così rapidamente l’anca come nel corso del gesto tecnico del tiro in porta.
Per far sentire questa sensazione, predispongo alcuni esercizi che favoriscano, per l’appunto, la rapidità di movimento dell’articolazione dell’anca (coxofemorale).
Che tipo di esercizi?
Far calciare i bambini con dei palloni di gomma (n°3 e n°4 di gomma dura); il fatto di usare palloni più leggeri favorirà certamente un’esecuzione più rapida del tiro in porta.
Per favorire lo sviluppo della necessaria sensibilità a livello propriocettivo, e l’utilizzo dei necessari gradienti di forza (capacità di differenziazione), cerco di alternare palloni di peso diverso; faccio eseguire una serie di tiri con palloni di gomma e, subito dopo, una serie di tiri con palloni di forma e peso come quelli usati nel corso delle partite ufficiali.
 Nello sviluppo di queste esercitazioni mi sono ispirato al “metodo variativo” utilizzato nell’ex Unione Sovietica con i giocatori di hockey su ghiaccio dove, per migliorare la potenza del tiro, venivano usati dischi di dimensioni e peso diverso (con utilizzo dei dischi più leggeri si cercava di favorire un
movimento più veloce e più dinamico dei giocatori durante l’esecuzione del tiro).
Far calciare dei palloni al volo, con auto‐alzata da parte dei bambini stessi, sia da fermi che con breve rincorsa. Anche nel calcio al volo viene favorita la possibilità di calciare con un movimento dell’anca molto più veloce rispetto alla tecnica di tiro in porta con pallone a terra. Come nel punto precedente
faccio eseguire l’esercizio sia con pallone di cuoio normale che con palloni di gomma.
Secondo errore
Spesso i bambini di questa età presentano una scarsa scioltezza articolare a livello dell’articolazione dell’anca e pertanto, per questo motivo, occorre agire in modo mirato per la sua mobilizzazione.
Oltre tutto, in questo periodo la mobilizzazione dell’anca viene a trovarsi in piena fase sensibile.
A livello di consigli cerco di sensibilizzare i bambini fornendo il seguente imput:”
LASCIATE ANDARE LA GAMBA!”.
I bambini devono capire che la gamba non deve essere assolutamente “bloccata”, o meglio “frenata”, sia nel corso del movimento di estensione dell’anca che nel corso del movimento di flessione dell’anca stessa.
Nella fase di estensione i bambini dovranno avvertire quasi una sensazione di sbilanciamento, di perdita di equilibrio in avanti.
Nella fase di flessione la gamba non dovrà essere bloccata, dopo l’impatto con la palla, al punto tale da far sollevare da terra il piede di appoggio, percependo in questo caso una sensazione di sbilanciamento all’indietro.
Nella stragrande maggioranza dei casi i bambini delle categorie più basse tendono a tirare con il piede di appoggio a terra senza alcun sollevamento dello stesso.
A livello analitico cerco di migliorare la mobilità dell’anca sia con esercizi di mobilizzazione a corpo libero che con utilizzo di ostacoli (altezza medio‐bassa),
ricorrendo ad una serie di esercizi propedeutici a quelli per la prima e seconda gamba tipici degli ostacolisti.
Terzo errore
Anche ricorrendo all’utilizzo di esempi pratici, cerco di far capire l’importanza del “caricamento delle leve articolari” allo scopo di ottenere un tiro più potente (esempio della catapulta: più la catapulta viene caricata e più il masso ha la possibilità di una gittata maggiore; devo dire che con i bambini questo esempio funziona molto bene per far acquisire il concetto).
Spesso, invece, i bambini della categoria Pulcini presentano la tendenza a flettere assai poco il ginocchio, con uno scarso caricamento dello stesso.
Per questo motivo cerco di far capire l’importanza di applicare una maggior flessione del ginocchio, quasi nel tentativo di sentire il tallone toccare il gluteo sistemato dallo stesso lato.
Inizialmente potrebbe essere utile, per consentire al bambino d’interiorizzare questo movimento, farlo calciare con al massimo un passo di rincorsa (o anche legando un elastico a livello della caviglia, con piede di appoggio a terra, senza eseguire alcun passo e forzando la flessione anche grazie all’intervento
dell’istruttore che dovrà impugnare il capo opposto dell’elastico; a tale scopo
utilizzare un elastico molto lungo).
Il movimento di flessione del ginocchio è sempre abbinato ad un movimento di estensione dell’anca.
Subito dopo, in rapida sequenza, ci sarà prima una flessione dell’anca e nel momento in cui il ginocchio sarà arrivato sopra la palla assisteremo anche ad una veloce estensione dello stesso fino ad arrivare all’impatto con la palla.
Quarto errore
Avere una caviglia mobile favorisce un buon impatto con la palla e permette di farlo con grande naturalezza.
Spesso, invece, i bambini presentano dei problemi a flettere plantarmente il piede e, per questo motivo, faticano a calciare il pallone con il piede di collo pieno ed in posizione perpendicolare dello stesso rispetto al terreno.
Tendono ad avere il piede “a martello” e, per questo motivo, a colpire la palla un po’ troppo sotto, impattandola non con il collo del piede, come dovrebbe avvenire per lo sviluppo di una situazione tecnica corretta, ma bensì con l’avampiede ed a livello delle dita del piede stesso.
Questo tende a far innalzare la palla invece di consentirle l’assunzione di una traiettoria perfettamente tesa come nel caso in cui fosse colpita bene di collo, con piede perpendicolare al terreno.
Per migliorare la mobilità articolare della caviglia bisognerà fare eseguire degli esercizi di mobilizzazione attiva e passiva di tale articolazione.
Inoltre, bisognerà migliorare la sensibilità del piede attraverso esercizi di sensibilizzazione dinamica (propriocettività) con utilizzo di andature varie ed uso di “tavolette propriocettive”.
Per puntualizzare il discorso tecnico, e favorire l’impatto con la palla a piede perfettamente perpendicolare (punta bene rivolta verso il basso e piede flesso plantarmente), far eseguire i seguenti esercizi con la palla: calciare al volo sia con auto‐alzata che con palla passata con le mani dall’istruttore; calciare il pallone fermo ed in appoggio sopra un cinesino richiedendo che al momento
dell’impatto del piede con la palla il cinesino stesso non venga assolutamente toccato (questo costringerà il bambino a mantenere il piede perfettamente perpendicolare).
Quinto errore
Spesso i bambini quando imparano a tirare in porta, ma in tutti i gesti del calciare in generale, utilizzano poco gli arti superiori per stabilizzare il movimento ed ottenere, in questo modo, maggiore equilibrio.
Come nell’esecuzione delle finte, anche nell’atto del calciare (e nel nostro caso, appunto, durante l’esecuzione del tiro in porta) bisognerà abituare i bambini ad aprire in FUORI‐ALTO l’arto superiore sistemato dallo stesso lato del piede di appoggio (arto superiore sinistro se il piede di appoggio è appunto il piede sinistro e viceversa dall’altro lato).
L’altro arto superiore viene, invece, aperto in FUORI‐BASSO.
Questo movimento degli arti superiori consente di agire in perfetto equilibrio e controllo posturale.
L’istruttore dovrà agire affinché questo movimento degli arti superiori venga automatizzato il prima possibile e ripetuto, con la necessaria regolarità, senza alcun intervento del sistema nervoso volontario (ed in questo modo senza alcundispendio di energie “psichiche”).
Far continuamente quindi a ripetere il gesto tecnico del tiro in porta con ricorrente sollecitazione verbale da parte dell’istruttore in modo che i bambini, soprattutto nei momenti iniziali di apprendimento, imparino a concentrarsi su tale aspetto esecutivo.
Un esercizio utile potrebbe essere quello di far tirare in porta il giovane calciatore con un solo passo di approccio alla palla, per potersi concentrare al meglio sia sul posizionamento del piede di appoggio a terra che sul movimento degli arti superiori.
Sesto errore
Spesso i bambini, nelle fasi iniziali di apprendimento, tendono ad appoggiare in modo non corretto il piede di appoggio e ad effettuare una rincorsa con struttura ritmica impropria.
La tendenza è quella di posizionare il piede di appoggio lontano dalla palla (in senso sagittale); questo determina un eccessivo sollevamento della palla stessa da terra dopo l’impatto.
Nei casi più problematici, in cui esiste la continua tendenza a tirare in porta troppo alto, invitare i bambini ad appoggiare il piede di appoggio anche leggermente oltre la linea della palla, in modo da determinare un avanzamento delle spalle che favorirà lo sviluppo di una traiettoria tesa.
Per quanto riguarda la struttura ritmica della rincorsa bisognerà cercare di favorire, fin dai primi momenti, l’interiorizzazione della corretta dinamica esecutiva.
Spesso i bambini tendono ad approcciarsi alla palla in modo istintivo, senza riflettere in alcun modo su come deve essere strutturata la rincorsa.
L’ultimo passo, quello effettuato per posizionare il piede di appoggio di fianco alla palla, dovrà essere più lungo di quelli immediatamente precedenti (penultimo‐terzultimo).
La struttura ritmica dovrà essere quindi la seguente: CORTO‐CORTO‐LUNGO.
Per favorire la riproduzione della corretta tecnica di rincorsa si potranno fare svolgere esercizi che prevedano una breve rincorsa ed il pallone fermo.
Bibliografia:centrostudicalcio