domenica 15 ottobre 2017

DIFFERENZE TRA EDUCATORI E GENITORI/ALLENATORI



Lo SPORT è scuola di vita

voi considerate vostro figlio un bambino di 13-15-17 anni
noi consideriamo i vostri figli persone di 13-15-17 anni

voi considerate vostro figlio NON capace di prendere decisioni perché bambino
noi consideriamo i vostri figli persone capaci di prendere decisioni, e sul campo pretendiamo che prendano decisioni, soffriamo quando prendono quelle sbagliate.....cerchiamo di correggerli, ma non le prendiamo mai per loro

voi volete risolvere tutti i problemi di vostro figlio, se va male a scuola gli prendete qualcuno per le ripetizioni, se il professore è severo e da tanti compiti andate a parlare con lui lamentandovi, se l’allenatore urla o tira una pedata nel sedere....apriti cielo.......tutto questo anche se vostro figlio è sereno.....voi volete essere protagonisti della vita di vostro figlio
noi invece non vogliamo e non possiamo risolvere i problemi dei vostri figli, ogni giorno cerchiamo di allenarli fisicamente e mentalmente per dare loro gli strumenti per poter risolvere i problemi, noi non possiamo andare in campo al loro posto e per fortuna neanche voi, almeno hanno un posto dove crescere in modo autonomo
noi non possiamo proteggerli dall’avversario, diamo loro gli strumenti per affrontarlo, noi non vogliamo giocare al loro posto, noi vogliamo che loro siano i protagonisti della loro vita....e quando c’è da raccogliere i frutti noi ci nascondiamo

voi spesso sottolineate che vostro figlio è stanco e allora volete che salti un allenamento, che non vada a scuola perché è rientrato tardi dalla partita, perché si addormenta sul divano etc etc, senza considerare che indebolite la sua forza mentale
noi invece esortiamo i vostri figli a superare l’ostacolo della stanchezza, a tenere duro e provare a superare i propri limiti per ottenere un miglioramento, di tenere forte 2 azioni anche se hanno il carico sulle gambe di una partita intera, di ragionare anche se hanno speso tanto, cerchiamo di fortificare la loro resilienza la loro forza mentale perché essa è allenabile

sull’aspetto fisico invece abbiamo massima attenzione e sappiamo identificare quando una ragazzo è stanco fisicamente e va fermato, la nostra priorità non sono le partite, ma i vostri figli


voi difficilmente accettate il fallimento di vostro figlio, se ha un debito è un dramma, se prende un brutto voto è un dramma.....e se per caso viene bocciato....
noi invece accettiamo le sconfitte se sono il frutto di uno sforzo massimo, e insegniamo ai vostri figli che la cosa importante è uscire dal campo avendo dato tutto, avendo fatto il massimo delle proprie possibilità, ad uscire dal campo consapevoli di aver fatto il proprio dovere........quando così non è allora ci arrabbiamo, ma non per la sconfitta, solo per il modo in cui essa nasce
la cosa incredibile è che i vostri figli si rendono conto di questo e a volte non hanno bisogno di essere puniti.....per noi sono persone capaci di valutare e da soli cercano di risolvere il problema......noi li spingiamo ad assumersi le responsabilità delle loro azioni

voi spesso non sopportate le regole, da voi definite rigide, che noi diamo a vostro figlio, a volte avete anche consigliato a vostro figlio di darci una scusa o inventarsi una “balla” per sviare queste regole
noi invece diciamo ai vostri figli che le regole vanno rispettate, perché in un gruppo non si è soli e il rispetto verso l’altro è la base, ormai ovunque si parla di senso del diritto, noi trasmettiamo il senso del dovere.....e devo dire che lo sport è rimasto da solo a trasmettere questo.
senso del dovere e capacità di capire che ogni scelta comporta un seguito....e i problemi vanno affrontati

voi spesso trasmettete a vostro figlio che giocare nella squadra è un diritto, e quando lui non gioca allora lascia, non lotta
noi invece facciamo capire che il diritto che hanno è di essere seguiti e di ricevere lo stesso insegnamento, ma i frutti raccolti sono diversi perché gli alberi sono diversi e nello sport le differenze fisiche, tecniche, mentali, fanno la differenza e sono importanti....ma ognuno ha un ruolo e quando una ha consapevolezza di ciò che è allora può esprimersi al meglio e soprattutto migliorare

noi diciamo la verità ai vostri figli, anche se è sappiamo possa farli barcollare, ma non possiamo mentire nei loro confronti....siamo li però a indicargli la strada per poter migliorare e rialzarsi

noi facciamo capire ai vostri figli che è importante impegnarsi per ottenere il massimo....ma a volte non è sufficiente e si perde ugualmente

voi amate vostro figlio
noi amiamo i vostri figli

(tratto da il blog di enrico)

domenica 1 ottobre 2017

NON PROTEGGETE TROPPO I PICCOLI CALCIATORI



Un monito ai genitori iperprotettivi, le dinamiche di squadra, anche quelle fastidiose, sono necessarie per la formazione del carattere e la crescita del bambino.
 I bambini all’inizio della scuola calcio si stanno lentamente adattando al nuovo contesto. Questo è un momento importante, darà un indirizzo all'andamento dell’avventura sportiva per tutto l'anno visto che il primo approccio nella relazione con l’istruttore e coi compagni di squadra è determinante. Da questo punto di vista, la vita di spogliatoio assume un ruolo significativo in tutte le fasce d'età. Insegna la cura per le proprie cose e per la propria persona ed è un’area comune nella quale bisogna ritagliarsi uno spazio personale, da coltivare e proteggere. In campo, invece, questa zona “privata” corrisponde al ruolo o alla posizione che l'allenatore esorta il calciatore a tenere. Il bambino impara così a definire, all'interno di se, i confini della sua identità e facendo rispettare gli spazi fisici rafforza la sua autostima, oltre a imparare a mettersi in relazione con quelli degli altri. Sono le basi per acquisire il rispetto per se stessi e per il prossimo.

LE CRITICITÀ FORMANO E FORTIFICANO
Lo spogliatoio ha una valenza educativa, nel percorso di maturazione del giovane, come luogo dove esercitarsi a coltivare grandi amicizie e gestire rapporti difficili. Può capitare che durante la stagione qualche scarpino voli in aria, che uno spintone o qualche parola di troppo “ferisca” il piccolo calciatore che sarà tentato di lasciare l’allenamento anzitempo. Sono situazioni grazie alle quali il bambino ha l'opportunità di sperimentare la sua reazione di fronte all'aggressività altrui, confrontandosi anche con la propria o con la sua eventuale tendenza a subire. In tal modo, troverà col tempo il giusto equilibrio. Così quel luogo, dove le personalità dei singoli si incrociano e a volte si scontrano, si trasforma in una palestra di vita… esattamente come il rettangolo verde. E così le soluzioni adottate per risolvere i problemi – in campo come nel rettangolo di gioco – diventeranno schemi mentali da recuperare e mettere in pratica in ogni circostanza analoga futura, nel calcio e nella vita. Lo spogliatoio è quindi un luogo nel quale è necessario salvaguardare se stesso e le proprie cose e nel quale venire mortificato e subire aiuta a stimolare lo spirito di reazione e quindi accresce il carattere.

MAMME E PAPÀ FIDATEVI DEL MISTER
Gli istruttore pongono particolare attenzione ai bambini che arrivano al campo già pronti, in divisa di allenamento, o se ne vanno via senza fare la doccia. Sono segnali cui prestare attenzione e i tecnici, a ragione, esortano il piccolo a “vivere” lo spogliatoio perché la vita al suo interno contribuisce a creare il gruppo grazie alla sua valenza educativa. È determinante far comprendere tutto ciò ai genitori che inconsciamente appoggiano le titubanze dei loro figli, come vanno d’altro canto rassicurati quando mostrano preoccupazioni se il bambino si lamenta di subire, nello spogliatoio, la vivacità dei compagni. D’altronde in una società di calcio l'occhio attento di un adulto non manca mai (sia esso l’istruttore o il dirigente che segue la squadra), a mamme e papà va spiegato sin dall’inizio che per il bene dei piccoli devono sostenere l’istruttore e delegargli la gestione dei bisticci e delle criticità che nello spogliatoio quasi inevitabilmente si verificheranno. L’allenatore sa come sdrammatizzare e riportare i bambini a divertirsi stemperando le tensioni. Nelle fasce d’età più alte, a partire dagli Allievi, è invece bene esortare i ragazzi coinvolti in dinamiche che contemplano stizza e incomprensioni a provare a risolvere la situazione da soli. In questi casi porsi con un certo distacco fa sì che i giovani calciatori si esercitino a sperimentare la loro autonomia.