lunedì 23 luglio 2018

ASPETTI E CARATTERISTICHE PECULIARI DELLA CATEGORI ESORDIENTI


Pensando a un gruppo di bambini di 11-12 anni, che gioca a calcio nei vari tornei esordienti, ci vengono in mente immagini tra loro in antitesi: una rappresentata da quel bellissimo film "Il gladiatore" di Ridley Scott, dove nell'arena lottano e combattono i gladiatori, strumenti indifesi, utilizzati ad uso e consumo dei potenti; l’altra un oratorio dove un gruppo indemoniato di bambini si sfida nell’ennesima interminabile partita che nel loro immaginario vale una finale di Champions League.
Questa traslazione fantastica vuole porre l'accento, su una realtà che sovente non è a misura di bambino. Senza fare dissertazioni di natura sociologica che non ci competono, l'influenza che determina il calcio d'élite sull'ambiente che vive intorno all'evento sportivo giovanile , i genitori in primis, produce a volte, soprattutto se il fenomeno non è mediato opportunamente, qualche problema di carattere psicologico.
La mistificazione di una realtà, costruita troppe volte per soddisfare bisogni e attenuare frustrazioni tipici del mondo degli adulti, porta i bambini ad assumere comportamenti innaturali (proteste contro l'arbitro, violenze contro l'avversario, non accettazione delle scelte tecniche dell'allenatore) che conducono a dei disagi, a una mancanza di serenità e infine ad un rallentamento anche del processo di formazione tecnica.
Inoltre le sollecitazioni di natura tecnica, riprodotta su comportamenti e procedure didattiche tipiche del calcio d’èlite, contribuiscono a generare aspettative di prestazione.
I nostri giovani avrebbero bisogno viceversa di misurare le proprie qualità in un ambiente libero da condizionamenti esterni, dove la guida esperta del tecnico viene valorizzata ed apprezzata per il continuo interesse che suscita,per la quantità di entusiasmo che genera, dove spontaneità e libertà di sbagliare sono accettati come passaggio obbligato per migliorarsi socialmente e calcisticamente.
Solo così si potrà favorire un accesso non traumatico a una dimensione calcistica legata più alla performance e al risultato agonistico.
Sicuramente questa fascia d’età, soprattutto nel secondo anno d’attività, rappresenta l’inizio di un travaglio che investe la sfera psico-fisica del giovane, attraverso mutamenti che avranno ripercussioni significative sulla qualità delle prestazioni.
Il tecnico dovrà relazionarsi spesso con bambini motoriamente in difficoltà, dovrà predisporre delle fasi di recupero tecnico, e avere cura di attendere coloro che non avendo avuto un precoce sviluppo mostrano nei confronti dei più maturi difficoltà a relazionarsi agonisticamente.
Non può essere il risultato agonistico la variabile che condiziona il nostro comportamento didattico e la gestione della squadra, perché se così fosse daremmo spazio maggiormente a quei bambini che per esempio, come abbiamo sottolineato precedentemente, avendo un’età biologica e una maturità fisica anticipata ci garantiscono buoni rendimenti agonistici. Facendo così trascureremmo quei ragazzi che seppur dotati di buone predisposizioni calcistiche incontrano difficoltà ad esprimerle in gara, in relazione a difficoltà di ordine prevalentemente fisico.