sabato 22 novembre 2014

PRINCIPALI ERRORI DA CORREGGERE NELL’ESECUZIONE DEL TIRO IN PORTA:


DESCRIZIONE DEI PRINCIPALI ERRORI
Quando mi è capitato di allenare una squadra della categoria Pulcini (8‐11 anni), ho sempre dedicato molto tempo (almeno un allenamento alla settimana) al gesto tecnico del TIRO IN PORTA.
I bambini di questa categoria non posseggono ancora una grande capacità di forza per cui, nel tentativo di migliorare la loro potenza nel tiro, occorrerà lavorare per lo sviluppo della rapidità di esecuzione del gesto.
Il primo errore è determinato dalla scarsa rapidità di movimento dell’articolazione dell’anca, anche a causa, nella maggior parte dei casi, della poca scioltezza nei movimenti da parte dell’ articolazione stessa.
Il secondo errore è rappresentato dalla scarsa ampiezza di movimento dell’articolazione coxo‐femorale, con particolare riferimento al movimento di flesso‐estensione.
Il terzo errore è determinato dallo scarso sfruttamento delle leve articolari, con particolare riferimento a quella del ginocchio e dell’anca (evidenziabile dalla ridotta flessione del ginocchio ed estensione dell’anca).
Il quarto errore è rappresentato dalla scarsa mobilità dell’articolazione della caviglia, evidenziabile, soprattutto, nella difficoltà a flettere plantarmente il piede.
Il quinto errore è determinato dallo scarso equilibrio posturale dovuto al mancato movimento di bilanciamento degli arti superiori.
Il sesto errore è rappresentato dal posizionamento non corretto del piede di appoggio e dalla ritmica non adeguata durante la fase di rincorsa.

CORREZIONE DEGLI ERRORI
Vediamo ora cosa si potrà fare per correggere gli errori evidenziati precedentemente e quindi quali consigli fornire e quali esercizi proporre.
Primo errore
Far capire bene, soprattutto nei momenti iniziali, l’importanza di eseguire il movimento con grande rapidità a livello dell’anca, facendo percepire al meglio la differenza con il movimento che la stessa dovrà sviluppare durante l’esecuzione di un passaggio.
Nel corso di quest’ultimo gesto tecnico non occorrerà, infatti, muovere così rapidamente l’anca come nel corso del gesto tecnico del tiro in porta.
Per far sentire questa sensazione, predispongo alcuni esercizi che favoriscano, per l’appunto, la rapidità di movimento dell’articolazione dell’anca (coxofemorale).
Che tipo di esercizi?
Far calciare i bambini con dei palloni di gomma (n°3 e n°4 di gomma dura); il fatto di usare palloni più leggeri favorirà certamente un’esecuzione più rapida del tiro in porta.
Per favorire lo sviluppo della necessaria sensibilità a livello propriocettivo, e l’utilizzo dei necessari gradienti di forza (capacità di differenziazione), cerco di alternare palloni di peso diverso; faccio eseguire una serie di tiri con palloni di gomma e, subito dopo, una serie di tiri con palloni di forma e peso come quelli usati nel corso delle partite ufficiali.
 Nello sviluppo di queste esercitazioni mi sono ispirato al “metodo variativo” utilizzato nell’ex Unione Sovietica con i giocatori di hockey su ghiaccio dove, per migliorare la potenza del tiro, venivano usati dischi di dimensioni e peso diverso (con utilizzo dei dischi più leggeri si cercava di favorire un
movimento più veloce e più dinamico dei giocatori durante l’esecuzione del tiro).
Far calciare dei palloni al volo, con auto‐alzata da parte dei bambini stessi, sia da fermi che con breve rincorsa. Anche nel calcio al volo viene favorita la possibilità di calciare con un movimento dell’anca molto più veloce rispetto alla tecnica di tiro in porta con pallone a terra. Come nel punto precedente
faccio eseguire l’esercizio sia con pallone di cuoio normale che con palloni di gomma.
Secondo errore
Spesso i bambini di questa età presentano una scarsa scioltezza articolare a livello dell’articolazione dell’anca e pertanto, per questo motivo, occorre agire in modo mirato per la sua mobilizzazione.
Oltre tutto, in questo periodo la mobilizzazione dell’anca viene a trovarsi in piena fase sensibile.
A livello di consigli cerco di sensibilizzare i bambini fornendo il seguente imput:”
LASCIATE ANDARE LA GAMBA!”.
I bambini devono capire che la gamba non deve essere assolutamente “bloccata”, o meglio “frenata”, sia nel corso del movimento di estensione dell’anca che nel corso del movimento di flessione dell’anca stessa.
Nella fase di estensione i bambini dovranno avvertire quasi una sensazione di sbilanciamento, di perdita di equilibrio in avanti.
Nella fase di flessione la gamba non dovrà essere bloccata, dopo l’impatto con la palla, al punto tale da far sollevare da terra il piede di appoggio, percependo in questo caso una sensazione di sbilanciamento all’indietro.
Nella stragrande maggioranza dei casi i bambini delle categorie più basse tendono a tirare con il piede di appoggio a terra senza alcun sollevamento dello stesso.
A livello analitico cerco di migliorare la mobilità dell’anca sia con esercizi di mobilizzazione a corpo libero che con utilizzo di ostacoli (altezza medio‐bassa),
ricorrendo ad una serie di esercizi propedeutici a quelli per la prima e seconda gamba tipici degli ostacolisti.
Terzo errore
Anche ricorrendo all’utilizzo di esempi pratici, cerco di far capire l’importanza del “caricamento delle leve articolari” allo scopo di ottenere un tiro più potente (esempio della catapulta: più la catapulta viene caricata e più il masso ha la possibilità di una gittata maggiore; devo dire che con i bambini questo esempio funziona molto bene per far acquisire il concetto).
Spesso, invece, i bambini della categoria Pulcini presentano la tendenza a flettere assai poco il ginocchio, con uno scarso caricamento dello stesso.
Per questo motivo cerco di far capire l’importanza di applicare una maggior flessione del ginocchio, quasi nel tentativo di sentire il tallone toccare il gluteo sistemato dallo stesso lato.
Inizialmente potrebbe essere utile, per consentire al bambino d’interiorizzare questo movimento, farlo calciare con al massimo un passo di rincorsa (o anche legando un elastico a livello della caviglia, con piede di appoggio a terra, senza eseguire alcun passo e forzando la flessione anche grazie all’intervento
dell’istruttore che dovrà impugnare il capo opposto dell’elastico; a tale scopo
utilizzare un elastico molto lungo).
Il movimento di flessione del ginocchio è sempre abbinato ad un movimento di estensione dell’anca.
Subito dopo, in rapida sequenza, ci sarà prima una flessione dell’anca e nel momento in cui il ginocchio sarà arrivato sopra la palla assisteremo anche ad una veloce estensione dello stesso fino ad arrivare all’impatto con la palla.
Quarto errore
Avere una caviglia mobile favorisce un buon impatto con la palla e permette di farlo con grande naturalezza.
Spesso, invece, i bambini presentano dei problemi a flettere plantarmente il piede e, per questo motivo, faticano a calciare il pallone con il piede di collo pieno ed in posizione perpendicolare dello stesso rispetto al terreno.
Tendono ad avere il piede “a martello” e, per questo motivo, a colpire la palla un po’ troppo sotto, impattandola non con il collo del piede, come dovrebbe avvenire per lo sviluppo di una situazione tecnica corretta, ma bensì con l’avampiede ed a livello delle dita del piede stesso.
Questo tende a far innalzare la palla invece di consentirle l’assunzione di una traiettoria perfettamente tesa come nel caso in cui fosse colpita bene di collo, con piede perpendicolare al terreno.
Per migliorare la mobilità articolare della caviglia bisognerà fare eseguire degli esercizi di mobilizzazione attiva e passiva di tale articolazione.
Inoltre, bisognerà migliorare la sensibilità del piede attraverso esercizi di sensibilizzazione dinamica (propriocettività) con utilizzo di andature varie ed uso di “tavolette propriocettive”.
Per puntualizzare il discorso tecnico, e favorire l’impatto con la palla a piede perfettamente perpendicolare (punta bene rivolta verso il basso e piede flesso plantarmente), far eseguire i seguenti esercizi con la palla: calciare al volo sia con auto‐alzata che con palla passata con le mani dall’istruttore; calciare il pallone fermo ed in appoggio sopra un cinesino richiedendo che al momento
dell’impatto del piede con la palla il cinesino stesso non venga assolutamente toccato (questo costringerà il bambino a mantenere il piede perfettamente perpendicolare).
Quinto errore
Spesso i bambini quando imparano a tirare in porta, ma in tutti i gesti del calciare in generale, utilizzano poco gli arti superiori per stabilizzare il movimento ed ottenere, in questo modo, maggiore equilibrio.
Come nell’esecuzione delle finte, anche nell’atto del calciare (e nel nostro caso, appunto, durante l’esecuzione del tiro in porta) bisognerà abituare i bambini ad aprire in FUORI‐ALTO l’arto superiore sistemato dallo stesso lato del piede di appoggio (arto superiore sinistro se il piede di appoggio è appunto il piede sinistro e viceversa dall’altro lato).
L’altro arto superiore viene, invece, aperto in FUORI‐BASSO.
Questo movimento degli arti superiori consente di agire in perfetto equilibrio e controllo posturale.
L’istruttore dovrà agire affinché questo movimento degli arti superiori venga automatizzato il prima possibile e ripetuto, con la necessaria regolarità, senza alcun intervento del sistema nervoso volontario (ed in questo modo senza alcundispendio di energie “psichiche”).
Far continuamente quindi a ripetere il gesto tecnico del tiro in porta con ricorrente sollecitazione verbale da parte dell’istruttore in modo che i bambini, soprattutto nei momenti iniziali di apprendimento, imparino a concentrarsi su tale aspetto esecutivo.
Un esercizio utile potrebbe essere quello di far tirare in porta il giovane calciatore con un solo passo di approccio alla palla, per potersi concentrare al meglio sia sul posizionamento del piede di appoggio a terra che sul movimento degli arti superiori.
Sesto errore
Spesso i bambini, nelle fasi iniziali di apprendimento, tendono ad appoggiare in modo non corretto il piede di appoggio e ad effettuare una rincorsa con struttura ritmica impropria.
La tendenza è quella di posizionare il piede di appoggio lontano dalla palla (in senso sagittale); questo determina un eccessivo sollevamento della palla stessa da terra dopo l’impatto.
Nei casi più problematici, in cui esiste la continua tendenza a tirare in porta troppo alto, invitare i bambini ad appoggiare il piede di appoggio anche leggermente oltre la linea della palla, in modo da determinare un avanzamento delle spalle che favorirà lo sviluppo di una traiettoria tesa.
Per quanto riguarda la struttura ritmica della rincorsa bisognerà cercare di favorire, fin dai primi momenti, l’interiorizzazione della corretta dinamica esecutiva.
Spesso i bambini tendono ad approcciarsi alla palla in modo istintivo, senza riflettere in alcun modo su come deve essere strutturata la rincorsa.
L’ultimo passo, quello effettuato per posizionare il piede di appoggio di fianco alla palla, dovrà essere più lungo di quelli immediatamente precedenti (penultimo‐terzultimo).
La struttura ritmica dovrà essere quindi la seguente: CORTO‐CORTO‐LUNGO.
Per favorire la riproduzione della corretta tecnica di rincorsa si potranno fare svolgere esercizi che prevedano una breve rincorsa ed il pallone fermo.
Bibliografia:centrostudicalcio

venerdì 21 febbraio 2014

I PENSIERI DI SACCHI E PRANDELLI:

ARRIGO SACCHI:
“ sbarca a Viareggio per assistere al quarto di finale fra la Roma e la Rappresentativa di Serie D.
 Non si salvano neppure gli allenatori: «In occasione del Viareggio ho letto e sentito in televisione interviste assurde. Allenatori che parlano della propria squadra come se allenassero dei professionisti di Serie A.
Qui si pensa solo al risultato e agli espedienti tattici per conseguirlo. Si dice ai ragazzi di spazzare via per non correre rischi oppure di stare tutti dietro la linea della palla per non prendere gol. Niente di più sbagliato, a livello di settore giovanile.
Quando gli insegniamo a giocare, a prendersi dei rischi, a finalizzare l’azione attraverso la manovra corale? Bisogna riprendere in mano l’abc della tecnica, creare basi solide nei fondamentali.
Poi, attraverso il gioco, vedrai che arriveranno anche i risultati.
Invece qui si vuole tutto subito. Un allenatore spesso non è scelto o giudicato per la sua bravura e per la sua capacità di insegnamento, ma per titoli vinti. Una sciagura».”
CESARE PRANDELLI:
“anche il ct sottolinea il principale motivo delle difficoltà di crescita dei ragazzi italiani nei vivai: ''Subiscono troppe pressioni in famiglia.
E se non hanno carattere è dura emergere.
Le società puntino maggiormente sulla qualità''
Prandelli con il settore giovanile dell'Atalanta ha vinto scudetti con Allievi e Primavera oltre al Torneo di Viareggio del 1993. "Quando il presidente dell'Atalanta di allora Bortolotti mi chiamò, mi disse: “Probabilmente non crescerai nessun campione, ma con te i ragazzi almeno verranno educati”.
Quella frase mi ha formato, mi è sempre rimasta in mente. Per l'esperienza accumulata in carriera, se si vogliono sviluppare al meglio i vivai è necessario puntare sulla qualità tecnica.
Ai più piccoli è necessario fornire loro la voglia di giocare, puntando sempre e solo con esercizi sulla palla, dagli Allievi in avanti è importante inserire anche l'organizzazione. Il vivaio è un mondo speciale, che ti rimane sempre dentro. Ed è un esperienza unica".
Ma non sono tutte rose e fiori... "Il vero problema non sono i bambini ma i genitori", ammonisce "Io i genitori ho provato ad allenarli per otto mesi ma poi ho rinunciato: mettono troppe pressioni, quando invece bisogna sbagliare. Il bambino stesso è più attento a capire il proprio futuro, con l'assillo dei famigliari diventa tutto più difficile. E' vero che nelle difficoltà si forma il carattere ma è anche vero che in tal modo è più dura emergere.
E poi la figura dell'allenatore è lì apposta per decidere sulle potenzialità del ragazzo.
Le pressioni esterne non lo aiutano. Se non altro, aiutano a forgiare il tecnico. Non a caso ho sempre sostenuto che chi uscisse da un super corso di Coverciano debba obbligatoriamente passare da un settore giovanile".”

martedì 18 febbraio 2014

SCUOLA CALCIO E SETTORI GIOVANILI:problematiche ed opportunità evolutive



Lo Sport come strumento basilare di un'Educazione permanente...Lo Sport è sicuramente una via maestra, una grande palestra che ad ogni età permette all’uomo di migliorare la conoscenza di se stesso e soprattutto il rapporto del proprio Sé in relazione con il mondo degli altri.
Ed è quindi giusto e doveroso parlare di Sport come strumento basilare di una Educazione Permanente.

E’ lo Sport che ad ogni età assume significati diversi :
fin dalla scuola materna lo Sport sotto forma di gioco permette al bambino di conoscere se stesso e il mondo che lo circonda, che nel corso delle stagioni della vita lo accompagna in un lungo cammino fino alla stagione della terza età, dove i frutti che offre possono chiamarsi miglioramento della qualità della vita in senso fisico, psichico e sociale.
La filosofia di base del mondo dello Sport è che Sport e Piacere devono viaggiare su binari paralleli, infatti esso (lo Sport) è un fondamentale strumento educativo fino a quando riesce a procurare alla persona uno stato di piacere, di benessere, di miglioramento e di crescita.
In una educazione permanente lo Sport deve rappresentare un mezzo importante che va ad incidere sui bisogni particolari di ogni età.
Pertanto è lo Sport che deve conoscere e rispettare i reali bisogni di quella “piccola persona” che è il Bambino che sta imparando a crescere.
Fare educazione motoria corretta già dalla scuola materna, vuol dire assecondare il bisogno del bambino ad utilizzare il suo corpo come mezzo di relazione, di conoscenza e di crescita.
Il campo di esperienza della “Corporeità” e della “Motricità” contribuisce alla crescita e alla maturazione complessiva del Bambino promuovendo la presa di coscienza del Valore del Corpo inteso come una delle espressioni della Personalità e come condizione Funzionale, Relazionale, Cognitiva, Comunicativa e pratica da sviluppare in ordine a tutti i piani di attenzione formativa.

Per il bambino /ragazzo che si muove in un contesto riferito al gioco del calcio, lo strumento principe è rappresentato dalla PALLA che rappresenta :
* uno strumento di socializzazione che permette al bambino di stabilire dei rapporti su un terreno di tipo ludico.
* il possederla è uno strumento di rassicurazione che lo fa sentire importante e popolare ;
* investendo molto sulla palla, ne diviene anche geloso
* “il passaggio”, il dare la palla all’altro, si evidenzia come gesto di “donazione”, che si verifica solo quando il bambino ha un rapporto affettivo positivo con il suo interlocutore.
* Attraverso il gioco con la palla conferma la sua “identità”, impara ad “auto – gratificarsi” e a scoprire il desiderio di “migliorarsi”.
* Anche gli adulti sono attratti dalla palla, ed è quindi facilitata, attraverso la palla, la comunicazione adulto – bambino.
* Permette il superamento dell’ ”Egocentrismo” :
L’obiettivo primario deve essere quello di educare ad uno “Spirito Cooperativo”, al fine di favorire la capacità nel Bambino di progettare e concretizzare attività di gruppo, vissute in un modo che non sia egocentrico e narcisista.
* Attraverso il gioco con la Palla il bambino sviluppa il Linguaggio.
Il linguaggio verbale si amplia attraverso l’apprendimento di nuovi termini e tende a porsi in un’ottica di superamento dell’egocentrismo linguistico.

QUINDI
L’IMPORTANZA della PALLA come  STRUMENTO EDUCATIVO
Sul versante PSICO – MOTORIO
* Migliora aspetti di tipo COORDINATIVO e ORGANIZZAZIONE dello SCHEMA CORPOREO
Sul versante COGNITIVO
* Facilita il superamento dell’EGOCENTRISMO
Sul versante SOCIALE
* Migliora la COMUNICAZIONE e le RELAZIONI
Dal punto di vista Psicologico, per chi si occupa di attività sportiva giovanile è comunque importante riflettere su alcune problematiche di ordine psico-pedagogico legate in particolare all’esperienza agonistica.
1. I ragazzi non vanno caricati di aspettative, ma vanno posti loro obiettivi realistici adattati alle capacità ed alle abilità individuali;
2. anche la Competizione va vista come un elemento che fa parte della preparazione giovanile, utile per abituarsi al confronto e misurare le proprie capacità, ma senza enfasi eccessiva;
3. i giovani vanno aiutati a Sviluppare un visione positiva degli errori, con la consapevolezza che questi sono parte naturale del processo di apprendimento e soprattutto all’inizio rappresentano un momento necessario di passaggio per l’acquisizione di gesti specifici. E’ dunque importante non creare un esagerato timore di sbagliare, che rende nervosi e porta a commettere ancora più errori;
4. sia dal punto di vista motivazionale che per l’efficacia dell’apprendimento, risultano maggiormente proficui i rinforzi positivi, ossia, la valorizzazione delle esecuzioni corrette, anche parziali, rispetto agli interventi correttivi che sottolineano l’errore.
5. va costruita un’atmosfera serena e di incoraggiamento che consenta a tutti di partecipare alla competizione senza timore. E’ importante che i ragazzi abbiano la consapevolezza che allenatori e genitori non baseranno la loro approvazione ed il loro affetto sul risultato sportivo; i rilievi e le critiche dovrebbero riguardare solo la prestazione evitando valutazioni negative, e tanto più offensive, sulla persona.
6. deve essere favorito lo sviluppo di una concezione di vittoria intesa non tanto come “ sconfitta di un avversario “, quanto come capacità di esprimere il massimo impegno, migliorare la prestazione personale, collaborare in modo efficace con i compagni di squadra, riuscire ad imparare nuove abilità tecniche. Per ogni vincitore ci sono sempre uno o più perdenti, ed anche nella sconfitta gli adulti dovrebbero saper trovare elementi di valorizzazione, offrendo ad un maggior numero di ragazzi la possibilità di vivere esperienze di successo gratificanti, in grado di ridurre il timore di fallire e rinforzare la sicurezza personale.
Va considerato come attualmente si ritenga che le attività motorie e sportive dei giovani abbiano di fondo due grandi finalità:
La prima è quella di aiutare a crescere sani, a sviluppare le proprie capacità, a sperimentare ed acquisire diverse abilità.
La seconda si proietta invece nel futuro: la pratica sportiva dovrebbe rappresentare un’esperienza gratificante e significativa, che conduca i ragazzi a scegliere da adulti uno stile di vita attivo. Oggi nel campo dell’educazione alla salute della prevenzione si sottolinea sempre di più come sia importante agire sui giovani attraverso l’educazione, affinché i ragazzi possano valutare e scegliere abitudini e comportamenti corretti.
In sintesi :

OBIETTIVI SCUOLA CALCIO E SETTORI GIOVANILI
1) Favorire come obiettivo primario l’INCREMENTO del BENESSERE del GIOVANE
2) Lo sport è un luogo educativo teso a favorire lo SVILUPPO e MATURAZIONE ARMONICA della PERSONALITA’ del giovane
3) Favorire e incrementare l’AUTONOMIA, l’AUTOSTIMA, la COOPERAZIONE, la CREATIVITA’
4) Favorire i processi di SOCIALIZZAZIONE
5) Il Giovane non è un adulto in miniatura, per cui VA CREATA una SOTTOCULTURA dello SPORT GIOVANILE con proprie regole e specifici sistemi di competizione, EVITANDO la SPECIALIZZAZIONE PRECOCE
6) Limitare il DROP – OUT = ABBANDONO PRECOCE
7) Vanno anche perseguiti OBIETTIVI INDIVIDUALI di miglioramento, divertimento, apprendimento e sviluppo di MOLTE ABILITA’
8) Gli istruttori e gli allenatori debbono ricevere una formazione adeguata sui BISOGNI dei GIOVANI e sul loro SVILUPPO, per cui l’obiettivo primario è quello della FORMAZIONE PERMANENTE
9) Gli istruttori e gli allenatori debbono imparare a RICONOSCERE segnali di POTENZIALI PROBLEMI, quali l’ansia, difficoltà alimentari, tossicodipendenze, bullismo e quando è necessario ricorrere all’assistenza di personale esperto
10) Vanno perseguiti obiettivi di COMUNICAZIONE, RESPONSABILITA’ e CONDIVISIONE degli OBIETTIVI con i GENITORI

sabato 25 gennaio 2014

PRINCIPI METODOLOGICI E DIDATTICI PER LA CATEGORIA ESORDIENTI:

INTRODUZIONE
In questo lasso di tempo avviene il passaggio dalla fanciullezza alla pubertà e all’adolescenza. In questo salto verso un modo di esistere  più vicino a quello degli adulti sono le ragazze a partire per prime e infatti il loro ingresso in pubertà avviene intorno ai 10 anni mentre per i maschi l’inizio pare identificarsi tra gli 11 e i 12 anni. L’adolescenza è sicuramente il periodo più difficile nella storia evolutiva del giovane sportivo. Il suo bisogno irrefrenabile, impaziente, di divenire adulto deve fare i conti con dei tempi di maturazione spesso lunghi che angosciano il giovane soprattutto quando deve confrontarsi con coetanei a sviluppo precoce. Dagli 11 anni fino alla maturità, il giovane atleta è una persona ricca di conflittualità e contraddizioni che emergono in modo a volte drammatico nell’esperienza sportiva.
Sviluppo fisico e motorio
Durante la fanciullezza vi è un marcato equilibrio nel rapporto peso - altezza che tende invece a modificarsi durante la pubertà. Se inizialmente il rapporto può avvantaggiare l’aspetto ponderale, intorno ai 12/14 anni è l’aumento dell’altezza a segnare il cambiamento dell’immagine corporea del soggetto.
Questo cambiamento determina delle disarmonie: spesso i segmenti corporei non si allungano contemporaneamente, la muscolatura è inadeguata all’allungamento, il soggetto appare goffo e sgraziato. Tutto questo genera anche un vissuto psicologico ricco di conflittualità.
I cambiamenti fisici e in altezza non sono spesso omogenei e armonici. Sovente a un accrescimento repentino possono corrispondere delle cadute di rendimento soprattutto sul versante coordinazione spazio - tempo.
L’ingresso nella pre-adolescenza  prevede l’innesco della tempesta ormonale che caratterizzerà il periodo adolescenziale.
Un elemento da considerare con attenzione è legato alla diversità soggettiva dei ritmi di accrescimento. La precocità e la tardività dello sviluppo possono generare dei problemi e allora è importante rassicurare il ragazzo facendogli capire che ognuno ha i suoi tempi di maturazione.
Lo sviluppo cognitivo
Il pensiero concreto secondo Piaget intorno agli 11 anni viene sostituito da un più strutturato pensiero logico formale che gli permette di ragionare anche in funzione di ciò che non è percettivamente presente: la reversibilità del pensiero si fa anch’essa più marcata. I cambiamenti a livello intellettivo, intorno agli 11 anni, sono qualitativamente e quantitativamente importanti. Fornire istruzioni al ragazzo di questa età è molto più semplice perché c’è meno bisogno di esemplificazioni visive; l’istruzione verbale è utilizzata più facilmente perché il bambino, distaccandosi dal concreto, è capace di immaginare e ripetere ciò che gli viene suggerito. In questo modo, con la sua capacità di immaginare e di ipotizzare delle soluzioni ai problemi che gli vengono proposti, egli sviluppa la creatività trovando soluzioni di gioco varie ed articolate; non essendo più vincolato a regole precostituite, è capace di crearle e di saperle applicare al variare delle situazioni di gioco. 
Nell’ottica sportiva le trasformazioni cognitive di quest’età forniscono quindi enormi vantaggi per quanto riguarda l’apprendimento della disciplina sportiva praticata. Egli sarà in grado di cominciare ad apprendere alcuni elementi di tattica di gioco, sarà più capace di valutare in anticipo gli effetti dei suoi comportamenti motori. Il giovane infatti diviene capace di ritardare la sua risposta motoria (es. il passaggio) dopo aver ipotizzato la soluzione ottimale. Questo cambiamento è di fondamentale importanza perché determina la possibilità di una scelta ragionata della soluzione tattica. Tutto questo non avveniva nell’età precedente dove il gesto motorio era più istintivo ed immediato. Non bisogna comunque dimenticare che l’età cronologica non deve spingere il tecnico a pensare che tutti abbiano raggiunto certi traguardi a livello intellettivo. 
Lo sviluppo affettivo - emotivo
L’individualità dello sviluppo, la precocità o la tardività, generano situazioni di disagio che condizionano emotivamente ogni aspetto dell’esistenza del soggetto in età evolutiva. Il disagio e l’ansia dell’adolescente sono le conseguenze del periodo evolutivo in corso, delle modificazioni psichiche e fisiche che accompagnano il suo viaggio verso la maturità.
Egli non riesce a definire, comprendere, strutturare la sua identità che spesso risulta contraddittoria, fatta di passato (la sicurezza del vissuto infantile) e di futuro (l’ideale di adulto) ma senza un presente autentico e rassicurante.
La percezione di sé si dissolve e deve essere ricostruita pena un senso  di non riconoscimento di sè, quindi un vissuto di estraneità che genera in uno stato di ansia per un’identità che stenta a definirsi. Certamente lavorare con gli adolescenti non è un’impresa di poco conto in quanto le contraddizioni, gli alti e bassi, gli sbalzi di umore ed i cali di motivazione sono all’ordine del giorno.
Sul versante affettivo il giovane tende a ricercare la sicurezza della propria identità.
I bisogni di autonomia lo portano ad avere un rapporto di odio e amore con l’adulto. Egli tende ad attaccare le figure adulte ma nello stesso tempo a copiarle ed emularle tanto da far propri i comportamenti e i pensieri di altre persone o gruppi attraverso l’identificazione.
Lentamente diviene capace di vivere emotivamente come sue le esperienze altrui.
La paura di non valere, un’autostima fragile, lo spingono a vivere l’esperienza calcistica come un modo di definire il proprio valore in assoluto.
Lo sviluppo morale - sociale
Dal punto di vista psicosociale, i gruppi tendono ad allargarsi e ad assumere connotazioni di tipo eterosessuale. Il ragazzo sente il bisogno di essere apprezzato, integrato ed identificato come membro del gruppo. Questo favorisce la motivazione in quanto il partecipare all’esperienza sportiva lo appaga anche sul versante affettivo. Nell’esperienza calcistica i compagni di squadra, se non esiste troppa rivalità, gli fanno nascere il desiderio della progettualità di gruppo, dello spirito cooperativo. Ricavarsi un proprio spazio all’interno del gruppo, essere amato e popolare tra i compagni, lo gratifica e lo fa sentire importante.
Se però il gruppo calcistico è troppo ricco di invidie e rivalità egli può sentire la necessità di appartenere ad un gruppo più rassicurante, quello che viene definito il gruppo dei pari. Il gruppo dei pari è un gruppo esterno all’esperienza calcistica, composto da coetanei, dove si sente accettato e dove si confronta con persone che vivono i suoi stessi problemi.
Il tecnico deve essere capace di stabilire con il ragazzo un rapporto in cui vi sia fermezza e autorevolezza ma non autoritarismo.
Il tecnico capace deve soprattutto scoprire quali sono le motivazioni personali che possono essere gratificate attraverso l’esperienza sportiva. E’ importante il dialogo ed è indubbio che più il tecnico saprà comunicare con i suoi ragazzi, facendoli sentire responsabili, e più l’esperienza calcistica diverrà un’esperienza formativa di tutti gli ambiti della personalità.
Le abilità sociali sono ormai consolidate ma è possibile che nel gruppo, tra i ragazzi più grandi, ci sia qualche “furbetto” che cerchi di imbrogliare per vincere. La trasgressione è un atteggiamento naturale ma, se il ragazzo ha veramente assorbito i valori dello sport, del rispetto del proprio avversario, se ha compreso il concetto di regola e di contesto sociale, sentirà meno il bisogno di trasgredire e più il bisogno di assumere un comportamento leale, in campo come nella vita; il tecnico dovrà sempre disapprovare il comportamento antisportivo  anteponendo sempre la correttezza al risultato.
Lo sviluppo morale procede con le proprie conquiste ponendo le basi per il passaggio, secondo il
modello di Kholberg, dal livello convenzionale a quello post - convenzionale: il ragazzo con il
tempo comprenderà che le regole sono convenzioni sociali, che esistono dei principi morali e che la
giustizia e l’uguaglianza sono dei principi superiori.

PROFILO DELL’ISTRUTTORE NELLA SCUOLA CALCIO
 Allenare ed educare i giovani al gioco del calcio non è un compito semplice in quanto, occorre che il tecnico sia in grado di miscelare qualità tecniche, tattiche, educative, psicologiche e comunicative tenendo sempre in considerazione le fasce d’età a cui si rivolge.
Deve inoltre conoscere e tenere presente i vari processi che regolano la maturazione fisica e la presenza di quelle fasi sensibili che sono alla base dello sviluppo delle capacità coordinative, fondamentali nell’esecuzione dei gesti tecnici ecco perché è preferibile che l’istruttore di scuola calcio sia un laureato in scienze motorie.
Per l’allenatore dei giovani calciatori essere in possesso di queste qualità è determinante al fine di ottenere dei risultati gratificanti, sia per i ragazzi dal punto di vista tecnico ed educativo, sia per la società, per la formazione di bravi calciatori. Pertanto, nonostante il ruolo di istruttore sia una figura nata e consolidatasi all’interno del volontariato, le competenze professionali a lui richieste sono molteplici e di alto spessore culturale.
Gli allenatori delle squadre del settore giovanile dovranno costituire un modello invidiato dalle altre società: i giovani aspiranti calciatori dovranno sentirsi attratti e stimolati a tesserarsi.
La pazienza deve essere una caratteristica preponderante di questa figura, come pure la passione per questo lavoro. Tecnica, aspetti cognitivi, coordinazione e rapporti consolidati: ad ogni età la giusta dose. Capacità di leggere la realtà e capacità d’ascolto sono presupposti fondamentali di chi insegna calcio. Nella continua evoluzione del calcio moderno, anche la figura dell’allenatore si deve adeguare e innovare. L’allenatore del terzo millennio deve continuamente rifarsi il “look”, deve cioè formarsi e aggiornarsi, per restare al passo con i cambiamenti richiesti dal gioco e dai ragazzi. La sola abilità nel mostrare il gesto tecnico non basta, deve soprattutto conoscere il modo migliore per trasmettere il suo sapere e farlo acquisire in modo duraturo alle nuove leve. Deve soprattutto saper cambiare e riadattare la propria programmazione in base alle nuove abilità acquisite dai ragazzi.
Nella sua formazione l’allenatore deve tener conto dei seguenti fattori:
  mantenere un’alta motivazione per ricercare un aggiornamento continuo teso ad arricchire il proprio bagaglio metodologico e didattico;
  conoscere le proprie caratteristiche per programmare il miglioramento di quelle più limitate ed esaltare le qualità;
  mettere a punto una propria filosofia mirata all’ottimizzazione degli approcci ed allo sviluppo delle risorse individuali dei ragazzi;
  individuare le caratteristiche del contesto ambientale e le peculiarità dell’atleta in rapporto all’età.
Fondamentale per l’allenatore è il distaccarsi dagli schemi fissi e degli stereotipi d’allenamento degli adulti, schemi che impediscono originalità, creatività e il miglioramento anche delle qualità possedute.
Il ragazzo è il soggetto delle attenzioni e del lavoro dell’allenatore
L’Allenatore è il regista delle esigenze primarie del giovane calciatore



IL RUOLO DELL’ ISTRUTTORE NELLA SCUOLA CALCIO
L’allenatore ha in ogni caso un ruolo ed una azione direttiva in quanto: valuta, sceglie e decide. E’ comunque essenziale che la propria autorità sia basata sulla competenza.
Con le categorie dei più piccoli (Piccoli Amici) si cercherà di mettere i ragazzi subito a loro agio, procurando interesse e divertimento sin dalla prima seduta. Con i più grandi (Pulcini ed Esordienti) cercheremo di ottenere la loro piena disponibilità, motivandoli adeguatamente su determinati obiettivi da conseguire assieme. Una squadra unita sopperisce alle carenze tecniche con lo spirito del collettivo e può raggiungere risultati insperati. Questa è una grande lezione anche dal punto di vista educativo.

LE INTERAZIONI CON I GENITORI
Il rapporto con i genitori è uno dei più delicati da gestire, a causa di un motivo molto semplice: ogni genitore è portato a sopravvalutare il figlio, a considerarlo il migliore, e ad essere in ultima analisi il suo primo tifoso.
Per questo motivo è consigliabile organizzare una riunione all’inizio della stagione con tutti i genitori dei ragazzi per stabilire delle norme di comportamento, e far notare che il comportamento negativo del singolo si riflette sul gruppo.
L’allenatore dovrà farsi accettare dai genitori come educatore del figlio, cercando nel contempo di aumentare il loro bagaglio di cultura sportiva, esponendo gli obiettivi del suo lavoro, sia quelli motori che quelli educativi e morali. All’allenatore dei giovani calciatori, per impostare il rapporto sui giusti binari, non è consigliabile avere un rapporto troppo cameratesco con i genitori, nè tanto meno inoltrarsi con essi in discorsi calcistici.
Sarà da tenerli in attenta considerazione quando ci parlano dei problemi di crescita del figlio, dei problemi scolastici o fisici. In questo caso dovremo apprezzare quello che ci trasmettono come fossero un ponte tra i ragazzi ed i risultati agonistici ed educativi prefissati.
Il giovane allenatore dovrà ricordare sempre di evitare, in presenza di qualche genitore, di emettere giudizi positivi o negativi sugli altri componenti della squadra.
Parlare dei singoli solo con il genitore interessato. I genitori oltre a creare incomprensione con l’allenatore possono essere causa di ansia per il figlio, creargli insicurezza o desiderio di strafare, caricarlo di troppe responsabilita’

  • Conoscere le tecniche del gioco e le fasi di applicazione.
  • Motivare e sostenere gli interessi individuali e di gruppo, creando situazioni favorevoli al raggiungimento dei traguardi previsti controllando tempi e spazi, il tutto determinato da un contesto ambientale.
  • Favorire l’incontro con i vari saperi motori per sviluppare forme di linguaggio che esaltano l’espressività e la creatività.
  • Valorizzare tutte le esperienze con massima attenzione alla gratificazione individuale e di gruppo.
  • Integrare durante il gioco i rapporti individuali considerando gli aspetti emotivi ed affettivi anche e soprattutto nel momento in cui i singoli assumono un ruolo nel gruppo.
  • Programmare un piano di lavoro che preveda obiettivi da raggiungere, contenuti e modalità d’azione da selezionare, variabili da inserire, verifiche e valutazioni da effettuare nei momenti ritenuti opportuni.
  • Concordare il programma con il responsabile tecnico e con la società
AZIONE DIDATTICA DELL’ISTRUTTORE:
  • Spiegare
  • Dimostrare
  • Controllare l'esecuzione
  • Correggere
 VALUTAZIONE DELL’ISTRUTTORE DA UN PUNTO DI VISTA METODOLOGICO E DIDATTICO

Questi aspetti sia negativi che positivi stanno a valutare l’operato dell’istruttore durante una lezione;

ASPETTI POSITIVI:
Metodologia:
1. illustra, spiega e dimostra;
2. corregge in positivo;
3. osserva lo svolgimento della lezione;
4. interviene chiarendo i problemi attraverso l'autovalutazione dei giovani calciatori;
5. incoraggia dopo un errore;
6. verifica che tutti abbiano compreso le sue spiegazioni;
7. corregge gli errori uno alla volta a partire da quelli più rilevanti;
8. dà feedback positivi in risposta ad azioni corrette;
9. loda e rinforza l’impegno degli allievi;
10. coinvolge tutti nell’attività;
11. coinvolge gli allievi nella presa di decisioni importanti per il gruppo;
12.motiva al gruppo le proprie decisioni;

Didattica:
13. utilizza esercitazioni considerando gli
14.aspetti di polivalenza e multilateralità;
utilizza giochi di situazione;
15. utilizza giochi a tema;
16. utilizza partite didattiche finalizzate ad un coinvolgimento e alla partecipazione attiva dell'allievo stimolandone l'iniziativa e la creatività.

ASPETTI NEGATIVI:
Metodologia:
17. si mostra poco disponibile a discutere con gli allievi circa le proprie scelte;
18. si mostra indifferente/ignora agli errori degli allievi;
19. non gratifica le azioni positive degli allievi;
20. corregge in modo punitivo gli errori;
21. ignora i progressi individuali;
22. corregge in negativo;

Didattica:
23. utilizza attività ed esercitazioni non adatte
all'età dei giovani calciatori;
24. la seduta di allenamento mostra lunghe
pause tra un'esercitazione e l'altra;
25. nelle esercitazioni gli allievi hanno poche occasioni per cimentarsi nelle proposte
dell’istruttore (es. ci sono lunghe file)

LE REGOLE DELL’ISTRUTTORE
L’istruttore rispettando determinate regole, è professionalmente all’altezza del suo operato.
a seguire ecco i comportamenti che l’istruttore deve fare propri:
Arrivare al campo, se possibile, almeno trenta minuti prima dell’inizio della seduta
d’allenamento (lo stesso per gare, incontri e manifestazioni).
 Indossare per gare e manifestazioni il materiale della Scuola Calcio 
 Essere sempre muniti di numeri di telefono necessari (bambini tesserati, tecnici,
medico e altro).
 Indossare immediatamente la muta da “istruttore” Scuola calcio   per
essere riconoscibili dai famigliari dei bambini e da eventuali nuovi “arrivi”.
Preparare il materiale, assicurarsi che i palloni siano gonfi e che l’impianto elettrico
sia funzionante.
 Se possibile, preparare il campo con il materiale previsto per la seduta
d’allenamento almeno dieci minuti prima dell’inizio della seduta.
 NON parlare con i genitori di questioni tecniche.
NON permettere MAI ai genitori di entrare in campo.
Non lasciare MAI i bambini soli a “scorrazzare” con i palloni per il campo.
Durante la seduta (60/80 minuti) non formare “capannelli” chiacchierando con gli
altri istruttori.
Alla fine della seduta accompagnare i bambini fino agli spogliatoi.
Se possibile, non andare TUTTI subito a fare la doccia, ma assicurarsi che almeno
un paio di istruttori restino a disposizione di bambini e famigliari per risolvere
eventuali problemi.
Assicurarsi che i bambini vengano “ritirati” da famigliari o conoscenti (i genitori
devono comunicarlo prima!!!).
 Prima di lasciare gli impianti assicurarsi che il materiale sia a posto, in ordine e
pulito (palloni e delimitatori lavati); casacche sporche in un unico contenitore.
Dare la convocazione per la gara scritta.
Non trasportare nella propria macchina i bambini (a meno che non ci sia assoluta
necessità).
Se è previsto l’utilizzo del pulmino della società non si può usare il mezzo proprio
per recarsi nel luogo della convocazione.
Alla fine del primo giorno d’allenamento della settimana preoccuparsi di sapere il
programma della settimana stessa (di tutte le squadre della Scuola Calcio )
Il risultato viene DOPO, i miglioramenti dei bambini PRIMA.
Non esprimere MAI giudizi tecnici su giocatori tesserati di altre società.
Questi consigli falli diventare regole.

LA PROGRAMMAZIONE DELLA LEZIONE
La lezione di calcio rappresenta la singola tappa della programmazione generale e serve per ottimizzare il lavoro da svolgere ed il tempo disponibile. Il compito dell’istruttore sarà quello di prendere delle decisioni riguardanti le attività scelte ed il metodo da utilizzare. È una fase necessaria per svolgere una buona lezione:qualunque sia l’esperienza dell’istruttore, non può fare affidamento alla capacità di improvvisare per risolvere i problemi.
La lezione dovrà essere caratterizzata da un buon impegno motorio e da frequenti feed-back.
L’obiettivo generale di una seduta per una squadra di settore giovanile, sarà quello di produrre apprendimento abbinato al divertimento.
Nella programmazione della seduta, oltre agli obiettivi, ai mezzi operativi ed ai relativi metodi, si sceglieranno anche i metodi di valutazione.
Programmando la lezione si riducono i tempi morti, favorendo una continuità utile all’apprendimento dei giovani. La lezione che scorre fluida, senza difficoltà, consente all’allenatore di concentrarsi sui comportamenti dei ragazzi, sulle informazioni di ritorno e da fornire al gruppo, sull’aumento della motivazione con incoraggiamenti, lodi e correzioni. E’ più produttivo operare in queste condizioni perché l’azione dell’istruttore nei confronti degli allievi è molto efficace.
Fasi della programmazione:
1)        ANALISI DELLA SITUAZIONE,considerata come il momento in cui l’istruttore prende visione delle caratteristiche del gruppo che ha a disposizione; si deve individuare il livello socio-ambientale, il livello tecnico-motorio di ciascun bambino e quindi del gruppo;
2)        DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI da migliorare nel corso dell’anno o all’interno delle singole unità didattiche.Possiamo definire 4 aree nelle quali dobbiamo intervenire:
a)        Area psico-motoria;
b)        Area tecnica;
c)         Area tattica e cognitiva;
d)        Area delle capacità morali.
3)        ORGANIZZAZIONE E SCELTA DELLE ATTIVITA’ E DEI CONTENUTI scegliendo le situazioni di lavoro, le proposte operative e i vari giochi con i quali si tenta di raggiungere i vari obiettivi che sono stati prefissati;
4)        SCELTA E ORGANIZZAZIONE DEI METODI chiedendosi non “cosa insegno”, ma “come insegno” .Ad oggi le due modalità metodologiche sono quelle induttive e deduttive;
5)        SCELTA E ORGANIZZAZIONE DEI MATERIALI scegliendo attrezzature e materiali in base a quelli messi a disposizione dalla società per la quale si lavora:
6)        REALIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ dove contano soprattutto le conoscenze e le capacità dell’istruttore nel trasmettere quello che deve essere appreso.Il principio da seguire è questo: dal facile al difficile, dal semplice al complesso”;
7)        VALUTAZIONE DELLE ATTIVITA’ quando l’istruttore si assicura di aver raggiunto gli obiettivi programmati e individua così nuovi obiettivi da perseguire per un successivo processo di apprendimento.
   
GLI ELEMENTI CHE INFLUENZANO LA SEDUTA
 
La programmazione e la costruzione della lezione sono caratterizzati da:
- programmazione annuale e settimanale: la singola seduta si colloca in un particolare momento della programmazione, dovrà tenere conto di quello che è già stato fatto in precedenza e di quello che si farà nella seduta successiva;
- gli incontri precedenti: nelle categorie in questione hanno importanza relativa ma consentono ugualmente di evidenziare gli aspetti della gara e di far comprendere ai ragazzi come l’allenamento serve a migliorare la prestazione successiva, correggendo gli errori;
- materiale a disposizione: conoscendo la quantità ed il materiale che si ha a disposizione si possono variare le attività e rendere più interessanti (paletti, cinesini, coni, casacchine, over, ostacoli, porte ridotte, dimensioni del campo, …). I palloni sono sempre l’elemento operativo più importante. L’istruttore sapendo di poter contare su un determinato tipo e quantitativo di materiale, saprà rendere la programmazione più varia ed interessante;
- condizioni climatiche: allenarsi con il caldo e l’umido è diverso da allenarsi con il terreno duro per il ghiaccio oppure fangoso per la troppa pioggia. Per questo motivo si dovranno apportare delle variazioni che consentiranno di utilizzare la seduta in condizioni climatiche particolari, in rapporto alle reali possibilità dei ragazzi. Nelle categorie “PICCOLI AMICI” e “PULCINI”, è sempre utile avere a disposizione una palestra. In caso di maltempo o situazioni climatiche avverse (in inverno le temperature rigide e le poche ore di luce), la lezione potrà svolgersi regolarmente al coperto. Solo così si può fornire la continuità che permette di consolidare le abilità apprese in precedenza;
- numero di giocatori: è una variabile che condiziona fortemente le possibilità operative e le scelte delle forme e dei mezzi impiegati nella seduta;
- motivazione dei giocatori (disponibilità mentale): sarebbe ottimale avere sempre in campo dei giocatori sempre motivati. Un ragazzo che appare svogliato, preoccupato, scontroso, … è un problema da non sottovalutare;
- disponibilità dell’istruttore/allenatore: l’istruttore dovrà cercare di arrivare al campo sufficientemente sereno e riposato per poter essere paziente, lucido e motivato per affrontare le attività dell’allenamento;
- personalità e competenza dell’istruttore: è la garanzia della qualità del lavoro e dei risultati raggiungibili, per i miglioramenti individuali e collettivi.
 
La disponibilità mentale dell’allievo che produce motivazione, piacere, volontà ed applicazione, dipende da:
- rapporto con l’allenatore;
- rapporto con i compagni;
- regole di gruppo;
- qualità della seduta;
- problemi familiari;
- preoccupazioni proprie della fascia d’età di appartenenza.


STRUTTURA DELLA SEDUTA
La "seduta di allenamento" deve essere interessante; i bambini non devono partecipare pensando che siano i soliti esercizi noiosi altrimenti non sviluppano la voglia di imparare e, poco motivati, riducono al minimo il loro impegno e, molto probabilmente, non torneranno agli allenamenti successivi.
Affinchè la seduta sia EFFICACE è necessario che:
·     l'ambiente sia positivo;
·     l'istruttore sviluppi interesse e partecipazione;
·     ci sia sempre incoraggiamento  e gratificazione;
·     l'insegnamento avvenga per compiti;
·     l'istruttore sia autorevole;
·     il lavoro sia svolto simultaneamente;
·     si riducano al minimo i tempi di fermo;
·     variare i compiti e le attività.
Una normale seduta di allenamento può durare da 60 a 90 minuti così suddivisi:
·            la prima fase di 10 minuti circa deve contenere un “gioco iniziale” con lo scopo di far fare riscaldamento ai bambini;
·            la seconda fase di 20 minuti circa deve contenere “un’esercitazione analitica” legata agli obiettivi che si vogliono raggiungere nella seduta di allenamento;
·            la terza fase di circa 15 minuti deve contenere una “situazione di gioco” come per esempio le sfide 1    contro 1, 2 contro 2, 2 contro 1  ecc;
·            la quarta fase di circa 15 minuti deve contenere il “gioco a tema”,come può essere una partita  a 3 tocchi,una partita con al posto delle porte delle aree di meta, ecc.;
·            la quinta fase deve durare dai 20 ai 30 minuti e deve contenere un “gioco libero” che generalmente consiste nella  classica partitella per far divertire i bambini. Questa fase è fondamentale nell’allenamento e non deve mai mancare.

GLI OBIETTIVI ED I MEZZI OPERATIVI
Ogni seduta deve contribuire al miglioramento del giocatore, producendo dei progressi nei vari aspetti della prestazione, nelle capacità motorie, tecniche, collaborative, nella capacità di analisi della situazione e nelle capacità decisionali.
E’ noto che la maggior parte delle abilità e delle capacità da sviluppare non si ottengono subito; è perciò importante stabilire quali sono i miglioramenti da ricercare, perché saranno i miglioramenti gli obiettivi di ogni seduta: sarà sui miglioramenti raggiungibili e raggiunti che si faranno le valutazioni al termine della seduta e di un periodo particolare.
La scelta del mezzo operativo è la risposta ad un obiettivo da raggiungere, ad un problema da risolvere.
· Che cosa si vuole ottenere?
· Dove vogliamo migliorare/fare migliorare?
Analizzando i problemi che si incontrano, il tecnico seleziona le esercitazioni che ritiene più idonee al raggiungimento dell’obiettivo prefissato.
Non esistono mezzi operativi adatti ad una categoria piuttosto che ad un’altra, in quanto si agisce sugli elementi che caratterizzano l’esercitazione o il gioco proposti e questi ultimi potranno essere utilizzati in tutte le categorie.
Sarà importante cercare di trovare la giusta combinazione ideale da utilizzare per conseguire gli obiettivi operativi che si sono prefissati.
Le attività sono il mezzo utile per l’acquisizione di nuove condotte motorie. Possono essere imposte, suggerite dall’istruttore o scelte dai ragazzi sotto la proposta del tecnico.
Ogni attività è costituita da contenuti, racchiude l’informazione motoria o comportamentale indispensabile all’acquisizione di capacità ed abilità determinate.
Per creare interesse e curiosità si possono inserire all’interno della seduta, nuovi giochi o esercizi, oppure un particolare che caratterizzi il mezzo operativo: una nuova regola in un gioco noto o una diversa modalità esecutiva in una esercitazione tecnica.
Sarà l’istruttore a scegliere se sviluppare un’attività piuttosto che un’altra, dedicandovi maggior tempo.
Il mezzo efficace deve avere delle caratteristiche ben definite:
- essere simile alle condizioni di gioco;
- far conseguire all’allievo una buona percentuale di successo;
- procurare un buon “transfert”.
Sono da considerare efficaci le esercitazioni che hanno il miglior rapporto fra il tempo dedicato ad un determinato obiettivo e l’effetto ottenuto.
Ogni mezzo operativo ha la possibilità di essere regolato ed adattato alle esigenze o al livello delle capacità dei propri allievi.
Un mezzo operativo efficace è contraddistinto proprio dalla sua versatilità, caratteristica che consente di utilizzare la stessa struttura di esercitazione per poter conseguire un altro obiettivo. In questo modo si riducono notevolmente anche i tempi morti della seduta, riducendo le spiegazioni ed utilizzando uno spazio già delimitato, mirando su un’attività già nota agli allievi.
Nelle proposte operative si possono inserire delle variabili:
- esercizi con e senza opposizione;
- variazione dei numeri di giocatori;
- variazione dello spazio (forma e dimensioni);
- variazione delle zone del campo;
- variazione delle porte o delle mete dimensioni e numero;
- variazioni degli obiettivi;
- variazione delle regole;
- variazione della durata.
Minore sarà il numero di allievi, maggiore sarà l’opportunità di rapportare l’esercitazione al singolo; minore è lo spazio, maggiori sono le difficoltà nel controllo e nella trasmissione della palla; minore è lo spazio, più breve è il tempo per sviluppare il gioco e maggiore sarà la velocità di esecuzione del gesto tecnico richiesto.
L’allenatore deve essere il grado di modificare alcuni elementi delle esercitazioni se si rende conto che la situazione proposta non risulta efficace in modo sufficiente per conseguire lo scopo prefissato.

LA REALIZZAZIONE DELL’ATTIVITA’  E LA VALAUTAZIONE FINALE
· SAPERE QUELLO CHE SI DEVE REALIZZARE (raggiungere il fine della programmazione).
· SAPER FAR FARE AGLI ALLIEVI QUELLO CHE SI E’ PROGRAMMATO (capacità di guidare l’allenamento e capacità didattica).
· GLI ALLIEVI FANNO SULLA BASE DI QUELLO CHE E’ STATO PROGRAMMATO E PROGETTATO DALL’ISTRUTTORE (capacità di attenzione e saper recepire l’esercitazione in atto).

L’istruttore spiega al gruppo qual è il traguardo da raggiungere, facendo in modo che anche l’esercizio semplice sia motivo di interesse per i singoli, chiarendo quali sono i punti focali e mettendo alla prova il gruppo, per verificare se riescono ad individuarli.
Gli obiettivi operativi devono essere raggiunti con livelli di difficoltà crescenti: ritmo lento, ricerca della precisione, aumento della velocità, inserimento di avversari prima passivi poi semi - attivi, poi in grado di esprimersi liberamente.
Gli interventi di rinforzo dell’istruttore sono significanti nello sviluppo della funzione didattica: gli interventi sono mirati a modificare in senso positivo dei comportamenti, attraverso incoraggiamenti o apprezzamenti.
Il numero degli allievi condiziona la scelta dei mezzi operativi: l’istruttore deve essere in grado di saper agire nel caso in cui si dovessero verificare determinate situazioni; è un vantaggio per l’istruttore che potrà adattare rapidamente ciò che sta proponendo, ma tenendo sempre come punto fisso gli obiettivi prefissati.
Per stabilire l’efficacia della programmazione, l’istruttore al termine della seduta dovrà considerare:
- il clima creato;
- il livello di concentrazione degli allievi;
- il livello di partecipazione degli allievi;
- il livello degli interventi didattici e degli adattamenti;
- le modifiche verificate, rispetto agli obiettivi prefissati.


In questa fase i nostri giovani atleti, rispetto alla fascia d'età precedente, hanno più motivazioni per l'apprendimento tecnico e quindi si sottoporranno più volentieri ad esercitazioni tecniche di tipo analitico, che presuppongono alto numero di ripetizioni. Questo anche dal momento che i fattori motivazionali, riguardanti la prestazione, sono aumentati notevolmente rispetto alla categoria pulcini. Naturalmente però i momenti ludici dovranno pur sempre costituire una parte essenziale della seduta di allenamento tecnico, in quanto il gioco sarà ancora sentito quale improrogabile esigenza vitale. Passando gradatamente dal facile al difficile, si cercherà di far interiorizzare l'esatta esecuzione di tutti i fondamentali tecnici al ragazzo. Questo mediante numerose ripetizioni di movimenti, sia di tipo analitico sia di tipo globale, soprattutto se i ragazzi non ne possiedono ancora la padronanza. Anche in questa categoria verrà dato un rilevante spazio alle capacità coordinative.
OBBIETTIVI CAPACITA’ TECNICHE
Capacità tecniche
Dominio
saper controllare la palla
saper condurre la palla
Trasmissione
saper dare una palla rasoterra (interno piede, esterno/collo, interno/ collo, tacco, punta)
saper dare una palla alta (interno/collo, collo piede, esterno/collo)
saper dare la palla di controbalzo (collo piede, interno piede, esterno/collo)
saper dare una palla al volo (interno piede, collo piede, esterno/collo)
Tiro
saper calciare con palla a terra ferma (interno piede, interno/collo, esterno/collo, collo piede, punta)
saper calciare con palla a terra in movimento (interno piede, interno/collo, esterno/collo, collo piede, punta)
saper calciare una palla al volo (interno piede, interno/collo, esterno/collo, collo piede, punta)
saper effettuare una rovesciata
Arresti
saper arrestare la palla in arrivo rasoterra (interno piede, esterno/collo,pianta)
saper arrestare la palla in arrivo dall'alto (interno piede, collo piede, coscia, interno/collo, esterno/collo, pianta, petto, testa)
Colpo di testa
saper colpire una palla con la fronte
saper colpire una palla all'indietro
saper colpire la palla in tuffo
Cross
saper calciare facendo descrivere alla palla una parabola
Dribbling
sviluppo delle varie finte (forbice, veronica, ecc..)
Contrasto
saper contrastare frontalmente
saper contrastare lateralmente
saper eseguire una scivolata frontale
saper eseguire una scivolata laterale
CAPACITA' TATTICHE
In questa fascia di età si continuerà nello sviluppo di obiettivi sia generali che specifici, dando però maggior peso, rispetto alla categoria pulcini, a uno sviluppo qualitativo degli obiettivi legati ai movimenti di squadra.
Obiettivi generali area tattica
Percezione e strutturazione spazio/temporale
Il tutto si baserà sull'occupazione funzionale dello spazio di gioco. Bisogna educare i bambini in modo che ognuno riesca a rappresentarsi mentalmente un proprio territorio in cui interagire, che può essere riformulato a seconda degli spostamenti dei suoi compagni. Di primaria importanza è l'allenamento della duttilità mentale del ragazzo, in modo da indurre in lui la capacità di formulare soluzioni inerenti alle problematiche di gioco. Fornendo al bambino la possibilità di sperimentare situazioni nuove, attraverso esercitazioni a tema, contribuiremo in modo significativo ad aumentare i suoi collegamenti sinapsici. Questi sono molto importanti per l'organizzazione strutturale della mente del ragazzo, che funzionerà come una banca dati a cui si potrà attingere in ogni situazione sia per problematiche legate al gioco, sia riguardanti la quotidianità.
Rafforzamento delle dinamiche di gioco in funzione del pensiero divergente e del pensiero convergente
Si dovranno rafforzare le principali dinamiche di gioco:
1c1, 1c2, 2c2, 2c3, 3c3, 3c4, 4c4, 4c5, 5c5, 7c7, 9c9

Sviluppo principi tattici generali in fase difensiva
Nella metà campo avversaria pressione sul portatore di palla e raggruppamento compatto nella zona del campo di presenza della palla. Nella nostra metà campo azione di temporeggiamento per favorire il rientro dei giocatori rimasti temporaneamente tagliati fuori dall'azione difensiva.
Sviluppo principi tattici generali in fase offensiva
Con la squadra avversaria schierata in assetto difensivo, imparare a gestire il possesso di palla. Con la squadra non ancora schierata in assetto difensivo, imparare a verticalizzare il gioco velocemente.
Obiettivi specifici area tattica
Sviluppo dello spazio proiettivo
Si cercherà di proiettare in campo un'organizzazione geometrica e si lavorerà per cercare un'impostazione di gioco corale.
Principi difensivi specifici
Il lavoro si baserà sulla comprensione dei concetti di:
azioni di temporeggiamento sul portatore di palla
marcatura dell'attaccante avversario
marcatura aggressiva per favorire l'anticipo
Principi offensivi specifici
Il lavoro si baserà sulla comprensione dei concetti di:
scaglionamento in fase di attacco
movimenti senza palla
ricerca dello spazio vuoto
circolazione rapida della palla 
Sviluppo principali moduli di gioco a 7
(2-3-1), (3-2-1), (1-4-1).
Sviluppo principali moduli di gioco a 9
(3-3-2), (3-4-1), (4-3-1), (4-2-2), (2-4-2).
Sviluppo principali moduli a 11
(4-3-3), (4-4-2), (3-5-2), (3-4-3), (5-3-2).
PREPARAZIONE MOTORIA GENERALE
Obiettivi preparazione motoria generale
Miglioramento delle Capacità coordinative
Rafforzamento della capacità di combinazione motoria
Rafforzamento delle capacità di equilibrio
Rafforzamento della capacità di ritmizzazione
Rafforzamento della capacità di differenziazione
Rafforzamento della capacità di orientamento spazio/temporale
Rafforzamento della capacità di reazione
Rafforzamento della capacità di adattamento e trasformazione
Miglioramento della flessibilità e stretching
Esercizi a corpo libero o con utilizzo di piccoli attrezzi.
Potenziamento della capacità motorie di base (camminare, correre, saltare, lanciare, rotolare, arrampicarsi, strisciare)
Percorsi vari, salti, uso di funicelle, andature, esercizi con movimenti su piani diversi, esercizi di pre/acrobatica.
PREPARAZIONE MOTORIA SPECIFICA
Obiettivi preparazione motoria specifica
Miglioramento della capacità aerobica
Giochi ed attività varie, con palla, protratte nel tempo intervallati da fasi di recupero.
Miglioramento della reattività neuromuscolare e rapidità di movimento
Giochi ed esercitazioni per migliorare la velocità di esecuzione di un gesto tecnico e per aumentare la velocità di risposta agli stimoli esterni.
Miglioramento della forza veloce
Giochi ed esercitazioni che permettano di poter aumentare la capacità di reclutamento delle fibre muscolari del soggetto nel minoro tempo possibile.
Miglioramento della forza esplosiva/elastico/reattiva
Giochi ed esercitazioni che permettano di poter aumentare la capacità di risposta ad uno stimolo esterno. Esercitazioni, possibilmente in forma ludica, che contengano balzi, multibalzi esplosivi, ostacoli bassi e corsa balzata. Tutto sempre a carico naturale. Il numero di toccate sarà basso e ogni esercitazione supportata da un recupero adeguato.

SCHEMA RIASSUNTIVO DELLE CAPACITA' COORDINATIVE E LORO APPLICAZIONE NEL CALCIO

CAPACITA’ COORDINATIVE
  APPLICAZIONE
Capacità di adattamento e trasformazione: la capacità che ha l’individuo, in base alle variazioni percepite o dedotte dalla situazione, di portare delle modificazioni all’azione programmata in precedenza e di eseguirla in modo, del tutto o in parte, diverso.
· 1 contro 1
· Rimbalzi o deviazioni anomali del pallone
· Variazioni del programma motorio in   relazione alle iniziative dei compagni o   degli avversari
Capacità di equilibrio: la capacità di mantenere tutto il corpo in condizioni di stabilità, sia in fase statica sia dinamica sia in volo, o di ripristinare questa condizione dopo aver eseguito dei movimenti.
· Cambi di direzione e dribbling
· Contrasti
· Colpo di testa
· Gioco in acrobazia
· Tuffo del portiere
Capacità di reazione: la capacità di iniziare ed eseguire rapidamente un movimento in rapporto ad una qualsiasi sollecitazione e di eseguirlo alla velocità adeguata rispetto al compito motorio da svolgere.
· Tempi di attivazione della risposta   motoria in rapporto alla situazione   creatasi
· Reazione alle finte
· Ripartenze
Capacità di differenziazione: la capacità di selezionare il giusto grado di tensione muscolare secondo l’esigenza motoria.
· Il dosaggio della forza nei   passaggi e nei   controlli
· Finte
· Il ritmo di corsa
Capacità di ritmizzazione: la capacità di eseguire la sequenza cronologica specifica di un determinato movimento.
· Variazione del ritmo dei movimenti   secondo le situazioni
· Adattamento ai tempi e ritmi di   gioco
Capacità di orientamento: la capacità di definire e variare la posizione ed i movimenti del corpo nello spazio e nel tempo, in riferimento ad un campo di azione definito.
· Posizione in campo
· Valutazione della traiettoria e   velocità   della palla
· Valutazione della velocità di   spostamento   dei giocatori   (compagni ed avversari)
Capacità di combinazione: la capacità di collegare tra loro – in relazione al movimento globale del corpo diretto ad un certo scopo – movimenti di segmenti del corpo, movimenti isolati o singole fasi di movimenti.
· Conduzione della palla e   passaggio
· Guida e tiro
· Saltare e colpire di testa
· Arresto della palla, passaggio o   tiro
Capacità di anticipazione: la capacità che consente al soggetto di prevedere l’andamento, la successione, gli esiti di un’azione e di programmare conseguentemente i propri compiti motori.
· Lettura del gioco di compagni ed   avversari
· Lettura della situazione
· Visione di gioco
Fantasia motoria: la capacità che consente di risolvere in forma originale e creativa un problema motorio, quindi di variare, ristrutturare nuove forme di apprendimento
· Dribbling
· Finte
· Ricerca di soluzioni nuove

PROGRAMMAZIONE ANNUALE DELLE CAPACITA' COORDINATIVE NELLA CATEGORIA ESORDIENTI

Mese

Settimana

Capacità

Obiettivo
- OTTOBRE
1a
ADATTAMENTO E TRASFORMAZIONE
Adattamento a variabili di tipo temporale
2a
EQUILIBRIO
Equilibrio statico
3a
REAZIONE
Reazione stimolo semplice (uno stimolo visivo o uno stimolo acustico)
4a
DIFFERENZIAZIONE
Esercitazioni per lo sviluppo della capacità in relazione ad un punto fisso
- NOVEMBRE
1a
RITMIZZAZIONE
Fase ciclica
2a
ORIENTAMENTO
Palla capitano – Palla capitano in campo
3a
COMBINAZIONE
Combinazioni semplici
4a
ANTICIPAZIONE E FANTASIA MOTORIA
2:1 con obiettivo singolo
- DICEMBRE
1a
ADATTAMENTO E TRASFORMAZIONE
Adattamento a variabili di tipo spaziale e temporale
2a
EQUILIBRIO
Equilibrio dinamico
3a
Test
 
4a
 
 
- GENNAIO
1a
 
 
2a
REAZIONE
Reazione stimolo complessi
3a
DIFFERENZIAZIONE
Esercitazioni per lo sviluppo della capacità in relazione ad elementi mobili
4a
RITMIZZAZIONE
Fase alternata
- FEBBRAIO
1a
ORIENTAMENTO
Palla capitano in meta – Cambia posto
2a
COMBINAZIONE
Combinazioni complesse
3a
ANTICIPAZIONE E FANTASIA MOTORIA
3:2 con obiettivo multiplo
4a
Eventuale recupero per lezioni non svolte

- MARZO
1a
ADATTAMENTO E TRASFORMAZIONE
Adattamento e trasformazione della situazione
2a
EQUILIBRIO
Equilibrio in volo
3a
REAZIONE
Reazione complessa in situazioni di gioco
4a
DIFFERENZIAZIONE
Esercitazioni per lo sviluppo della capacità in situazioni di gioco
- APRILE
1a
RITMIZZAZIONE
Fase variata
2a
ORIENTAMENTO
La prigione
– 4 porte con prigioniero
3a
COMBINAZIONE
Combinazioni specifiche
4a
ANTICIPAZIONE E FANTASIA MOTORIA
5:5 con obiettivi di gioco variabili
- MAGGIO
 
 GIUGNO
1a- 4a
Test - Rinforzo per le capacità carenti







PROGRAMMAZIONE ANNUALE TECNICO TATTICA


MESE
Cap. Tecniche
Cap. Tattiche
SETTEMBRE
Effettuazione test
Conduzione.
Passaggio – Ricezione.
Modi di calciare.
 
Difesa porta in sup. numerica.
Gioco senza palla.
Sistema di gioco
7>7 – 11>11.
 



OTTOBRE
Passaggio – Ricezione.
Modi di calciare.
Colpo di testa.
Copertura della palla.
Difesa della porta in inf./sup.
Temporeggiamento.
Creazione spazio.
Passaggio – Tiro.
Gioco con/senza palla
7>7 – 11>11
NOVEMBRE
Passaggio – Ricezione.
Modi di calciare.
Colpo di testa.
Copertura della palla.
Movimento d’inganno.
Creazione spazio.
Marcamento.
Gioco con/senza palla.
Passaggio – Tiro.
7>7 – 11>11
DICEMBRE
Passaggio – Ricezione.
Modi di calciare.
Colpo di testa.
Movimento d’inganno.
Dribbling.
Marcamento.
Temporeggiamento.
Difesa della porta e presa di posizione in superiorità ed inf.
GENNAIO
Verifica Lavoro
(test di verifica)
Verifica Lavoro
(test di verifica)
FEBBRAIO
Passaggio – Ricezione.
Modi di calciare.
Movimento d’inganno.
Dribbling.
Difesa della porta e presa di posizione i sup./inf. 11>11.
MARZO
Passaggio – Ricezione.
Modi di calciare.
Movimento d’inganno.
Dribbling.
Smarcamento.
Creazione di spazio.
Dai e Vai.
11>11
APRILE
Passaggio – Ricezione.
Modi di calciare.
Movimento d’inganno.
Attacco contro difesa con conclusione finale.
MAGGIO
Lezioni incentrate al riepilogo generale
Fondamentali del calcio.
Lezioni incentrate al riepilogo generale
Attacco contro difesa con conclusione finale.
GIUGNO
Verifica Lavoro
(test di verifica)
Verifica Lavoro
(test di verifica)