giovedì 3 dicembre 2015

ORGANIZZIAMO IL PIANO DI LAVORO:LE DIVERSE FASI CHE CONSENTONO DI REALIZZARE IL PRGETTO DIDATTICO



Affinché si realizzi una migliore organizzazione tecnico didattica, le Società Sportive, nei limiti delle loro possibilità, devono:
1. Analizzare la situazione iniziale, mediante valutazione dei:
• fattori socio-culturali relativi a: ragazzi, istruttori, società, ambiente
• livelli di partenza tecnico-motori (grado di esperienza e di attitudine)
2. Definire degli obiettivi legati a:
• finalità educative
• livelli di partenza tecnico-motori (grado di esperienza e di attitudine)
• risorse di cui si dispone
3. Predisporre un intervento formativo:
• individuare le aree formative educative e tecniche
• stabilire, mezzi, metodi, spazi , tempi, criteri di valutazione
• scandire il percorso in unità didattiche, lezioni, sedute di allenamento.
 4. Predisporre sistemi di valutazione durante il percorso:
• devono riguardare tutti i momenti del processo formativo e permettere di raccogliere dati per un eventuale rinforzo di gruppo e/o individuale, valutando soprattutto la relazione tra istruttore e allievo (analisi del metodo proposto)
5. Predisporre un sistema di valutazione finale:
• riguarda l'intero processo, e permette di confrontare ciò che si voleva ottenere e i risultati di ciò che realmente si è ottenuto (l'operato dell'istruttore)
 Questo accento posto sulla parola “risultato” potrebbe spaventare, ma ognuno di noi in ogni atto quotidiano, in ogni azione non si fa guidare dalla casualità, ma agisce successivamente a un piano organizzativo elaborato precedentemente.
Pertanto perché è bene programmare?
Quante volte per raggiungere una località ci siamo fatti prendere dal panico non consapevoli di quale strada percorrere?
Oppure siamo partiti senza meta su percorsi impervi alla ricerca di un posto accogliente?
In una programmazione l’obiettivo/i da raggiungere va definito prima di intraprendere un “viaggio”, così come il percorso, le soste da fare, la velocità da sostenere, i rifornimenti.
La maestria di un istruttore non si misura solo nella qualità che esprime in un tiro in porta o in un palleggio brasiliano, ma anche, ma soprattutto, nel pianificare le proprie azioni in un contesto organizzato orientato alla formazione di un giovane calciatore .
Siamo responsabili della sua crescita calcistica, di quella fisico-motoria e soprattutto della sua integrità psicologica; un bambino che abbandona la pratica calcistica, che si disamora e rifiuta il confronto, che ha paura di sbagliare rappresenta un fallimento sul percorso formativo.
La programmazione è il momento centrale della progettazione didattica.
Essa consente all'istruttore di delineare le mete educative, gli obiettivi da raggiungere e le attività da realizzare per raggiungere le mete, nonché le forme con cui saranno realizzate le verifiche delle capacità acquisite e i parametri per la valutazione dei processi didattici realizzati e dei progressi dei soggetti in formazione coinvolti.

Fin dall'inizio dell'anno si cercherà di individuare, per i vari gruppi della Scuola Calcio, i livelli generali di:
• interesse (per la tipologia di attività motorie e sportive proprie della disciplina),
• impegno e motivazione (nel comprendere e attuare gli atti e nel controllare i risultati),
• capacità motorie (funzionali e strutturali),
• abilità (schemi corporeo-motori fondamentali),
• cognizioni ed emozioni (relative alle tematiche proprie della educazione fisica e sportiva),
• rapporti interpersonali (amicizia, collaborazione).
Per fare ciò ci si dovrà avvalere di osservazioni e rilevazioni utili a produrre valutazioni individuali e collettive, che pur nella loro approssimazione, consentono di acquisire informazioni sugli esiti degli interventi precedenti e della condizione personale.
Ci si potrà esprimere in termini qualitativo-quantitativi (tipologia e padronanza della abilità). Occorrerà inquadrare inoltre, il comportamento globale dei soggetti in termini di disponibilità ad imparare la capacità di autoregolarsi durante l'attività didattica e nelle situazioni immediatamente precedenti e successive (negli spostamenti, nello spogliatoio). Eventuali casi particolari vanno evidenziati (in positivo e/o negativo) indicando, per ciascuno, gli aspetti particolari.

Sono le finalità che ci si prefigge di raggiungere, preso atto del punto di partenza dell'allievo, delle indicazioni dei programmi, dei mezzi disponibili, delle tecniche e della metodologia che si vuole attuare.
I contenuti sono appositamente individuati non in relazione alla specificità della disciplina, bensì al piano complessivo del pensiero, delle manifestazioni comportamentali, delle relazioni sociali, della vita affettiva dei destinatari dell'azione educativa...
Potrà trattarsi di giungere, per esempio, a:
• un comportamento più corretto alunno/alunni, alunno/insegnante;
• maggiore interesse e disponibilità per l'attività svolta;
• maggiore capacità di esprimersi senza timori e timidezza;
• maggiore capacità di autocontrollo e autogestione, di autonomia in qualche attività;
• maggior rispetto, lealtà, collaborazione... nel gruppo;
• miglior gestione dei contrasti, intolleranze, insofferenze, tensioni interpersonali e intrapersonali;
• acquisizione di un metodo di lavoro utile ad affrontare altri apprendimenti non sportivi;
• stimolo del pensiero ipotetico-deduttivo e acquisizione della capacità di formare l'immagine anticipatrice.

Sono “traguardi” nell’apprendimento che, pur nella stessa ottica di quelle educative, si inquadrano in una dimensione di stretta connessione tra la generalità di determinate capacità del soggetto da raggiungere in relazione all'acquisizione e allo sviluppo di contenuti nella specificità di una disciplina.
Sono riconducibili all'acquisizione di cognizioni, di abilità e di atteggiamenti da acquisire per divenire competenti nella disciplina. Per ottenere i diversi obiettivi didattici va creata una procedura operativa ordinata, che stabilisca quali obiettivi raggiungere.
In termini tecnici si parla di gerarchia e tassonomizzazione, ovvero di classificare (dal basso in alto, dal facile al difficile, dal semplice al complesso) degli obiettivi didattici ponendoli in relazione alla tipologia del gruppo (loro conoscenze, abilità, atteggiamenti, competenze).
Per esempio la strutturazione di una adeguata formazione motoria riferita a bambini di 6 anni, non può prescindere dal considerare lo sviluppo di determinati schemi motori (correre, saltare, rotolare, afferrare ecc.) prioritario rispetto all’insegnamento dei fondamentali tecnici.
La stesura di un piano che ipotizzi gli obiettivi da raggiungere, deve partire dalla conoscenza approfondita dell'allievo e del gruppo, delle loro capacità e qualità acquisite, parametri che sul raffronto con l'età cronologica ci daranno utili informazioni per individuare gli obiettivi operativi.
In altri termini, l’educatore, attuando una scelta formativa, privilegerà lo sviluppo di alcune capacità in un contesto cronologico ordinato (obiettivi della programmazione).
Gli obiettivi, una volta definiti, saranno oggetto di verifica; ciò sta a significare che durante l’anno sarà valutato il grado di sviluppo di determinate abilità/capacità, e definito il percorso, “la velocità, i rifornimenti e le soste” per raggiungerli

Un principio che deve regolare l’attività di allenamento/istruzione è che il pallone deve essere sempre presente all’interno delle varie esercitazioni e che il gioco rappresenta la forma e il mezzo migliore per apprendere.
La scelta quindi delle esercitazioni, oltre ad essere orientata all’acquisizione di determinate condotte e comportamenti, dovrà privilegiare attività con un elevato coinvolgimento emotivo, dovrà suscitare interesse ed entusiasmo e creare quel clima magico dove la voglia di stare insieme ed “allenarsi” rappresenta una forte spinta motivazionale.
contenuti e i mezzi d’allenamento, dovranno variare sempre, faranno parte di un mosaico orientato al raggiungimento degli obiettivi del programma.
Per esempio la capacità di muoversi nello spazio libero per ricevere il pallone (sapersi smarcare) è un grande obiettivo che si sviluppa attraverso passaggi intermedi, quali il riconoscimento di spazi liberi all’interno dei quali si muovono altri giocatori, dal saper ricevere la palla, dalla capacità di adattare e trasformare il proprio comportamento motorio e altri ancora.
Nell’ambito della Scuola di Calcio le Società sono strutturate in categorie che si riferiscono alle varie età dei bambini, abbiamo i Piccoli Amici che comprendono quelli più piccoli dai 6 fino agli 8 anni, i Pulcini dagli 8 ai 10 anni e gli Esordienti dai 10 ai 12 anni.
Pertanto le caratteristiche delle attività che si svolgono all’interno della Scuola di Calcio devono rispettare le richieste e le esigenze che ogni età o fase di sviluppo richiede.

Considerazioni finali
la scelta degli obiettivi, dei contenuti, dei metodi di insegnamento deve essere pianificata in base a varie considerazioni che riguardano le caratteristiche di sviluppo e di crescita dei bambini, e dal fatto che la formazione delle abilità deve percorrere stadi e sequenze didattiche relative ai vari livelli di motricità. Crescita morfologica e funzionale seguono un iter quindi che deve risultare parallelo allo sviluppo della motricità ed a quello più specifico delle abilità tecniche. Tale coincidenza dei diversi ambiti come quello biologico e curriculare, sostenuti dalla programmazione didattica messa in atto, può essere espressa in altre parole come “la programmazione per fasce d’età”. Pensiamo che nessuno possa smentire l’assunto che i bambini più piccoli, in generale, presentano maggiori difficoltà rispetto ai più grandi riguardo il controllo e l’organizzazione degli schemi motori e dei gesti fondamentali della motricità sportiva. Per questo motivo, la validità e la qualità del programma didattico quindi, risultano essere in definitiva condizionate dalle eventualità:
1. di rendere più facile e produttivo il percorso di apprendimento;
2. di realizzare fasi nelle quali il piccolo allievo sperimenta e trattiene determinate esperienze di apprendimento;
3. di graduare le difficoltà relativamente ai compiti tecnici da risolvere;
4. di modificare (in corso d’opera) aspetti e particolarità del programma relativamente al livello di adattamento del gruppo o dei singoli allievi;
5. di verificare i tratti del comportamento motorio dei bambini, come finalità obbiettiva del programma e come risultante di quanto effettivamente appreso.
Come si intravede scorrendo questi cinque riferimenti, che rappresentano in effetti i fattori in cui si articola il processo di apprendimento, che l’impresa per l’insegnante, o per chi deve pianificare il lavoro, si prospetta effettivamente con più di un problema da risolvere. Questo anche perché a volte capita che la progressività degli esercizi elaborata nella lezione o nell’unità didattica, potrebbe non modificare determinate risposte motorie attese, da parte degli allievi o di qualcuno di essi. Gli esercizi didattici, che rappresentano l’interpretazione finale del metodo e degli obiettivi ricercati, pur facendo del tutto per rispondere al principio della varietà degli stimoli di apprendimento, a volte se non sono arricchiti da ulteriori variabili, possono nel peggiore dei casi generare noia e di conseguenza abbassare la motivazione ad apprendere. In altre parti della guida questo concetto psicologico è ribadito con molteplici esempi .
La varietà didattica è perciò considerabile come una sorta di “scappatoia” per sfuggire ai limiti ed alle difficoltà che in qualche occasione potrebbero incontrarsi. La varietà didattica può essere senza dubbio facilitata se il tecnico giovanile può disporre di attrezzature didattiche specifiche sia sul piano dei numeri (quantità) che della corrispondenza e coerenza didattica (qualità). Quando per esempio agli allenatori viene suggerito di far eseguire esercizi con una palla per ciascun allievo, spesso ci sentiamo rispondere: “E quando troviamo una società che ci acquista tutti questi palloni?”. In effetti le situazioni teoricamente perfette non esistono, ed è anche vero che le difficoltà aguzzano l’ingegno, ma è anche vero che senza gli strumenti fondamentali è difficile conseguire qualsiasi opera. Questo accade sia che si tratti di sport, o se tali precarietà si manifestano in altri tipi di motricità (lavoro, scuola, casa, hobby ecc.).