Affinché si
realizzi una migliore organizzazione tecnico didattica, le Società Sportive,
nei limiti delle loro possibilità, devono:
1. Analizzare la
situazione iniziale, mediante valutazione dei:
• fattori
socio-culturali relativi a: ragazzi, istruttori, società, ambiente
• livelli di partenza tecnico-motori (grado di esperienza e di attitudine)
• livelli di partenza tecnico-motori (grado di esperienza e di attitudine)
2. Definire
degli obiettivi legati a:
• finalità
educative
• livelli di partenza tecnico-motori (grado di esperienza e di attitudine)
• risorse di cui si dispone
• livelli di partenza tecnico-motori (grado di esperienza e di attitudine)
• risorse di cui si dispone
3. Predisporre
un intervento formativo:
• individuare le
aree formative educative e tecniche
• stabilire, mezzi, metodi, spazi , tempi, criteri di valutazione
• scandire il percorso in unità didattiche, lezioni, sedute di allenamento.
• stabilire, mezzi, metodi, spazi , tempi, criteri di valutazione
• scandire il percorso in unità didattiche, lezioni, sedute di allenamento.
4.
Predisporre sistemi di valutazione durante il percorso:
• devono riguardare
tutti i momenti del processo formativo e permettere di raccogliere dati per un
eventuale rinforzo di gruppo e/o individuale, valutando soprattutto la
relazione tra istruttore e allievo (analisi del metodo proposto)
5. Predisporre
un sistema di valutazione finale:
• riguarda l'intero
processo, e permette di confrontare ciò che si voleva ottenere e i risultati di
ciò che realmente si è ottenuto (l'operato dell'istruttore)
Questo
accento posto sulla parola “risultato” potrebbe spaventare, ma ognuno di noi in
ogni atto quotidiano, in ogni azione non si fa guidare dalla casualità, ma
agisce successivamente a un piano organizzativo elaborato precedentemente.
Pertanto perché è
bene programmare?
Quante volte per
raggiungere una località ci siamo fatti prendere dal panico non consapevoli di
quale strada percorrere?
Oppure siamo
partiti senza meta su percorsi impervi alla ricerca di un posto accogliente?
In una
programmazione l’obiettivo/i da raggiungere va definito prima di intraprendere
un “viaggio”, così come il percorso, le soste da fare, la velocità da
sostenere, i rifornimenti.
La maestria di un
istruttore non si misura solo nella qualità che esprime in un tiro in porta o
in un palleggio brasiliano, ma anche, ma soprattutto, nel pianificare le
proprie azioni in un contesto organizzato orientato alla formazione di un
giovane calciatore .
Siamo responsabili
della sua crescita calcistica, di quella fisico-motoria e soprattutto della sua
integrità psicologica; un bambino che abbandona la pratica calcistica, che si
disamora e rifiuta il confronto, che ha paura di sbagliare rappresenta un
fallimento sul percorso formativo.
La programmazione è
il momento centrale della progettazione didattica.
Essa consente
all'istruttore di delineare le mete educative, gli obiettivi da raggiungere e
le attività da realizzare per raggiungere le mete, nonché le forme con cui
saranno realizzate le verifiche delle capacità acquisite e i parametri per la
valutazione dei processi didattici realizzati e dei progressi dei soggetti in
formazione coinvolti.
Fin dall'inizio
dell'anno si cercherà di individuare, per i vari gruppi della Scuola Calcio, i
livelli generali di:
• interesse (per la
tipologia di attività motorie e sportive proprie della disciplina),
• impegno e
motivazione (nel comprendere e attuare gli atti e nel controllare i risultati),
• capacità motorie
(funzionali e strutturali),
• abilità (schemi
corporeo-motori fondamentali),
• cognizioni ed
emozioni (relative alle tematiche proprie della educazione fisica e sportiva),
• rapporti
interpersonali (amicizia, collaborazione).
Per fare ciò ci si
dovrà avvalere di osservazioni e rilevazioni utili a produrre valutazioni
individuali e collettive, che pur nella loro approssimazione, consentono di
acquisire informazioni sugli esiti degli interventi precedenti e della
condizione personale.
Ci si potrà
esprimere in termini qualitativo-quantitativi (tipologia e padronanza della
abilità). Occorrerà inquadrare inoltre, il comportamento globale dei soggetti
in termini di disponibilità ad imparare la capacità di autoregolarsi durante
l'attività didattica e nelle situazioni immediatamente precedenti e successive
(negli spostamenti, nello spogliatoio). Eventuali casi particolari vanno
evidenziati (in positivo e/o negativo) indicando, per ciascuno, gli aspetti
particolari.
Sono le finalità
che ci si prefigge di raggiungere, preso atto del punto di partenza
dell'allievo, delle indicazioni dei programmi, dei mezzi disponibili, delle
tecniche e della metodologia che si vuole attuare.
I contenuti sono
appositamente individuati non in relazione alla specificità della disciplina,
bensì al piano complessivo del pensiero, delle manifestazioni comportamentali,
delle relazioni sociali, della vita affettiva dei destinatari dell'azione
educativa...
Potrà trattarsi di
giungere, per esempio, a:
• un comportamento
più corretto alunno/alunni, alunno/insegnante;
• maggiore
interesse e disponibilità per l'attività svolta;
• maggiore capacità
di esprimersi senza timori e timidezza;
• maggiore capacità
di autocontrollo e autogestione, di autonomia in qualche attività;
• maggior rispetto,
lealtà, collaborazione... nel gruppo;
• miglior gestione
dei contrasti, intolleranze, insofferenze, tensioni interpersonali e
intrapersonali;
• acquisizione di
un metodo di lavoro utile ad affrontare altri apprendimenti non sportivi;
• stimolo del
pensiero ipotetico-deduttivo e acquisizione della capacità di formare
l'immagine anticipatrice.
Sono “traguardi”
nell’apprendimento che, pur nella stessa ottica di quelle educative, si
inquadrano in una dimensione di stretta connessione tra la generalità di
determinate capacità del soggetto da raggiungere in relazione all'acquisizione
e allo sviluppo di contenuti nella specificità di una disciplina.
Sono riconducibili
all'acquisizione di cognizioni, di abilità e di atteggiamenti da acquisire per
divenire competenti nella disciplina. Per ottenere i diversi obiettivi
didattici va creata una procedura operativa ordinata, che stabilisca quali
obiettivi raggiungere.
In termini tecnici
si parla di gerarchia e tassonomizzazione, ovvero di classificare (dal basso in
alto, dal facile al difficile, dal semplice al complesso) degli obiettivi
didattici ponendoli in relazione alla tipologia del gruppo (loro conoscenze,
abilità, atteggiamenti, competenze).
Per esempio la
strutturazione di una adeguata formazione motoria riferita a bambini di 6 anni,
non può prescindere dal considerare lo sviluppo di determinati schemi motori
(correre, saltare, rotolare, afferrare ecc.) prioritario rispetto all’insegnamento
dei fondamentali tecnici.
La stesura di un
piano che ipotizzi gli obiettivi da raggiungere, deve partire dalla conoscenza
approfondita dell'allievo e del gruppo, delle loro capacità e qualità
acquisite, parametri che sul raffronto con l'età cronologica ci daranno utili
informazioni per individuare gli obiettivi operativi.
In altri termini,
l’educatore, attuando una scelta formativa, privilegerà lo sviluppo di alcune
capacità in un contesto cronologico ordinato (obiettivi della programmazione).
Gli obiettivi, una
volta definiti, saranno oggetto di verifica; ciò sta a significare che durante
l’anno sarà valutato il grado di sviluppo di determinate abilità/capacità, e
definito il percorso, “la velocità, i rifornimenti e le soste” per raggiungerli
Un principio che
deve regolare l’attività di allenamento/istruzione è che il pallone deve essere
sempre presente all’interno delle varie esercitazioni e che il gioco
rappresenta la forma e il mezzo migliore per apprendere.
La scelta quindi
delle esercitazioni, oltre ad essere orientata all’acquisizione di determinate
condotte e comportamenti, dovrà privilegiare attività con un elevato
coinvolgimento emotivo, dovrà suscitare interesse ed entusiasmo e creare quel
clima magico dove la voglia di stare insieme ed “allenarsi” rappresenta una
forte spinta motivazionale.
contenuti e i mezzi
d’allenamento, dovranno variare sempre, faranno parte di un mosaico orientato
al raggiungimento degli obiettivi del programma.
Per esempio la
capacità di muoversi nello spazio libero per ricevere il pallone (sapersi
smarcare) è un grande obiettivo che si sviluppa attraverso passaggi intermedi,
quali il riconoscimento di spazi liberi all’interno dei quali si muovono altri
giocatori, dal saper ricevere la palla, dalla capacità di adattare e
trasformare il proprio comportamento motorio e altri ancora.
Nell’ambito della
Scuola di Calcio le Società sono strutturate in categorie che si riferiscono
alle varie età dei bambini, abbiamo i Piccoli Amici che comprendono quelli più
piccoli dai 6 fino agli 8 anni, i Pulcini dagli 8 ai 10 anni e gli Esordienti
dai 10 ai 12 anni.
Pertanto le
caratteristiche delle attività che si svolgono all’interno della Scuola di
Calcio devono rispettare le richieste e le esigenze che ogni età o fase di
sviluppo richiede.
Considerazioni finali
la scelta degli obiettivi, dei contenuti, dei metodi di
insegnamento deve essere pianificata in base a varie considerazioni che
riguardano le caratteristiche di sviluppo e di crescita dei bambini, e dal
fatto che la formazione delle abilità deve percorrere stadi e sequenze
didattiche relative ai vari livelli di motricità. Crescita morfologica e
funzionale seguono un iter quindi che deve risultare parallelo allo sviluppo della
motricità ed a quello più specifico delle abilità tecniche. Tale coincidenza
dei diversi ambiti come quello biologico e curriculare, sostenuti dalla
programmazione didattica messa in atto, può essere espressa in altre parole
come “la programmazione per fasce d’età”. Pensiamo che nessuno possa smentire
l’assunto che i bambini più piccoli, in generale, presentano maggiori
difficoltà rispetto ai più grandi riguardo il controllo e l’organizzazione
degli schemi motori e dei gesti fondamentali della motricità sportiva. Per
questo motivo, la validità e la qualità del programma didattico quindi,
risultano essere in definitiva condizionate dalle eventualità:
1. di rendere più facile e produttivo il percorso di
apprendimento;
2. di realizzare fasi nelle quali il piccolo allievo
sperimenta e trattiene determinate esperienze di apprendimento;
3. di graduare le difficoltà relativamente ai compiti
tecnici da risolvere;
4. di modificare (in corso d’opera) aspetti e
particolarità del programma relativamente al livello di adattamento del gruppo
o dei singoli allievi;
5. di verificare i tratti del comportamento motorio dei
bambini, come finalità obbiettiva del programma e come risultante di quanto
effettivamente appreso.
Come si intravede scorrendo questi cinque riferimenti,
che rappresentano in effetti i fattori in cui si articola il processo di
apprendimento, che l’impresa per l’insegnante, o per chi deve pianificare il
lavoro, si prospetta effettivamente con più di un problema da risolvere. Questo
anche perché a volte capita che la progressività degli esercizi elaborata nella
lezione o nell’unità didattica, potrebbe non modificare determinate risposte
motorie attese, da parte degli allievi o di qualcuno di essi. Gli esercizi
didattici, che rappresentano l’interpretazione finale del metodo e degli
obiettivi ricercati, pur facendo del tutto per rispondere al principio della varietà degli
stimoli di apprendimento, a volte se non sono arricchiti da
ulteriori variabili, possono nel peggiore dei casi generare noia e di conseguenza
abbassare la motivazione ad apprendere. In altre parti della guida questo
concetto psicologico è ribadito con molteplici esempi .
La varietà didattica è perciò considerabile come una
sorta di “scappatoia” per sfuggire ai limiti ed alle difficoltà che in qualche
occasione potrebbero incontrarsi. La varietà didattica può essere senza dubbio
facilitata se il tecnico giovanile può disporre di attrezzature didattiche
specifiche sia sul piano dei numeri (quantità) che della corrispondenza e
coerenza didattica (qualità). Quando per esempio agli allenatori viene
suggerito di far eseguire esercizi con una palla per ciascun allievo, spesso ci
sentiamo rispondere: “E quando troviamo una società che ci acquista tutti
questi palloni?”. In effetti le situazioni teoricamente perfette non esistono,
ed è anche vero che le difficoltà aguzzano l’ingegno, ma è anche vero che senza
gli strumenti fondamentali è difficile conseguire qualsiasi opera. Questo
accade sia che si tratti di sport, o se tali precarietà si manifestano in altri
tipi di motricità (lavoro, scuola, casa, hobby ecc.).
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