venerdì 18 novembre 2016

LA COLPA E' DEGLI ALTRI!




Criticare l’istruttore o i compagni di squadra danneggia il piccolo calciatore! Si cresce imparando a conoscere e superare i propri limiti, altrimenti si alimentano le insicurezze del bambino.
Capita spesso di sentir giudicare l'operato dell'istruttore di Scuola Calcio da parte dei genitori. A volte accade semplicemente per parlare un po' e colmare con due chiacchiere il tempo di una partita o di allenamento. Altre volte, però, capita involontariamente di condire questo atteggiamento con giudizi, non sempre positivi, sull'istruttore e sul suo operato. Ora, ognuno può fare e dire ciò che vuole a patto che questo avvenga nel rispetto degli altri, e soprattutto del proprio figlio. In tal senso dare un giudizio sul mister di fronte a lui può rischiare di renderlo insicuro e indeciso in campo. Questo perché se un adulto di cui il bambino si fida ciecamente, trattandosi del proprio papà o della propria mamma, descrive in un certo modo una persona, per lui quella è una realtà indiscutibile, non un'opinione soggettiva di colui che la esprime. Per esempio se un bambino sente dire da mamma o da papà: “Questa maglietta rossa non ti sta bene” lui molto spesso non riesce a capire che si tratta di un giudizio personale. Pensa che il rosso sia un colore che non gli si addice in modo assoluto. Così se uno dei genitori critica l'istruttore o un compagno di squadra in virtù del suo punto di vista, per il figlio che ascolta ciò che afferma il proprio genitore rappresenta la verità assoluta. Dare giudizi personali su altri piccoli calciatori o sull’istruttore in presenza del giovane atleta, rischia di confonderlo inquinando oltretutto il rapporto che lui stabilisce con gli altri.

CRITICARE NON FA RIMA CON EDUCARE
A volte, con troppa superficialità, dopo una partita si tende a criticare le decisioni dell'istruttore o la prestazione della squadra. In questi casi oltre a inquinare l’idea che il bambino si fa degli altri, si svalorizzano dei punti di riferimento come l’istruttore o un compagno di squadra nei quali lui crede molto. Avere intorno persone che criticano induce per emulazione ad acquisire l'abitudine di disapprovare tutti, proiettando spesso sugli altri le responsabilità di una sconfitta o di un evento sportivo, come per esempio un’ammonizione, e così sfuma l'occasione di riconoscere le proprie manchevolezze. In questo senso può capitare che invece di rendersi conto di non aver giocato bene il bambino impari a giustificarsi adducendo capri espiatori. Ci si abitua così a dare la colpa all’arbitro, al mister, come si vede fare al papà o alla mamma. Un genitore che non riconosce i limiti del figlio e ha l'abitudine di concentrarsi sulla performance di altri non fa che rinforzare nel proprio bambino la brutta abitudine di spostare l'attenzione altrove invece di imparare da una sana autocritica. Così facendo si elude al giovane atleta l’opportunità di riflettere e capire dove ha sbagliato traendo da ciò degli spunti di crescita.

domenica 1 maggio 2016

NON CARICATELI DI TENSIONE



A volte, inconsapevolmente, mettiamo addosso ai nostri figli tanta pressione.
Piuttosto sosteniamoli e, soprattutto, non inveiamo contro l’arbitro… vi spieghiamo il perché.
Niente è più normale che vedere i genitori incitare i figli durante l’attività sportiva e commentarne le prestazioni, commenti che poi spesso si estendono ad arbitri, allenatori, altri ragazzi e così via. Possiamo facilmente immaginare o ricordare scene di questa natura, non sempre edificanti. I genitori, lo sappiamo, sono portati fatalmente a stravedere per i propri pargoli, dimenticando che, quando il contesto è quello di una squadra, l’allenatore deve tenere conto di molteplici fattori e situazioni. Non sempre, a questo riguardo, genitori e figli vedono e vivono la partita allo stesso modo, con effetti dannosi, a volte gravi, sulla prestazione degli stessi giovani atleti.
Mamme e papà tendono a dare molto più importanza all’arbitro, mentre i piccoli calciatori spesso quasi non si accorgono della sua presenza, concentrati come sono sul gioco e sulle indicazioni dell’allenatore.
Diversi studi segnalano, al proposito, come alla domanda su ciò che non andrebbe fatto dagli spettatori durante la partita, mentre i genitori rispondono “dare indicazioni tecniche da bordo campo” i figli sottolineano il “non inveire contro l’arbitro”. La cosa interessante è che i bambini ritengono di subire un danno quando ciò accade, mentre i genitori non si rendono conto di quanto il figlio soffra le conseguenze di questo loro comportamento.
L’incoraggiamento dei genitori, non la loro “pressione”, è uno dei fattori più auspicabili in un contesto sportivo.
Per questo, è molto utile per l’allenatore trovare modo di incontrarli e sottolineare quanto questo aspetto, questo atteggiamento, sia importante nel favorire non solo il divertimento ma l’espressione del talento sportivo dei giovani atleti.
È difficile, a volte, per un papà o una mamma accettare e capire scelte e situazioni che coinvolgono il proprio bambino; è in questi frangenti che deve emergere tutta la preparazione e la pazienza dell’allenatore, consapevole di quanto sia importante trovare nei genitori una conferma e un sostegno rispetto a quanto egli propone.


 


L’IMPORTANZA DEL DIALOGO COSTRUTTIVO

Parlare con loro, senza far cadere nulla, ascoltarli e ribattere senza litigare, fare talvolta autocritica come pure ribadire con fermezza i punti chiave del proprio operare è fondamentale ed è uno degli aspetti che fa la differenza tra un buon allenatore e uno mediocre.
L’interazione e la sinergia genitori-mister va dunque favorita e tenacemente perseguita, salvaguardando la chiarezza e il rispetto dei ruoli, così da impattare positivamente sulla crescita sportiva ed educativa dei piccoli giocatori.
Soprattutto, mamme e papà, esprimete agli allenatori o dirigenti di squadra le vostre aspettative. Spesso negli incontri viene rimarcato cosa l’allenatore o la società si aspettano da voi e vi viene ricordato quali sono le vostre responsabilità. Raramente, invece, accade che un allenatore o un dirigente chieda a un genitore di esprimere quali aspettative ha per il suo bambino. Qualcuno si trincera dietro il fatto che, essendo il più delle volte gli istruttori dei volontari, non c'è tempo da dedicare a questo genere di cose. 
Tuttavia molte fra conflittualità e incomprensioni si ridurrebbero, o potrebbero essere prevenute e meglio gestite, se a voi fosse data la possibilità di chiarire ciò che sperate il piccolo possa ottenere da quella attività sportiva, a quel determinato livello.
Questo non significa che l’allenatore o la società sportiva saranno sempre in grado di soddisfare le attese, e nemmeno che ciò potrà eliminare qualsiasi comportamento sbagliato da parte vostra. Ci sarà sempre qualcuno portato a esprimersi “sopra le righe”, per il quale ogni occasione è buona per dire la propria. Ma più i genitori e i tecnici creano le condizioni per chiarirsi tra loro all’inizio della stagione, migliore sarà l'esperienza sportiva per tutti. In particolare per il bambino, quello che, alla fine, va tutelato perché deve e vuole giocare.


Fonte:allfootball.it