sabato 5 maggio 2018

LA CATEGORIA ESORDIENTI



La categoria esordienti rappresenta, all'interno dell'organigramma della struttura giovanile federale, l'apice di una piramide definita attività di base.
La sintesi culturale di questa attività, deve avere come comune denominatore alcune definizioni o parole chiave che devono rappresentare la linea guida per coloro che si occupano di formazione e di attività sportiva infantile: gioco, divertimento, entusiasmo, passione, programmazione, cultura sportiva, professionalità.

Per molti giovani il calcio non costituisce solo il primo amore ma gli dimostrano pure una fedeltà sconosciuta ai praticanti della maggior parte delle altre discipline sportive. Infatti, da un’indagine condotta dal Settore Giovanile Scolastico della FIGC emerge chiaramente che 86,1% di 694 calciatori intervistati (11-18 anni) appartenenti alle principali società sportive ha iniziato a praticare sport proprio con il calcio senza mai impegnarsi in un'altra disciplina. Questo dato sale, inoltre, al 100% se i genitori sono in possesso della licenza elementare, mentre scende al 75% per quelli che hanno il padre laureato. In relazione alla categoria esordienti già questi risultati permettono di formulare alcune considerazioni pratiche, ma accanto a ciò va preso in considerazione un altro aspetto importante che caratterizza il calcio in questa fascia di età. Mi riferisco all’introduzione dell’11 contro 11, che avvicina sempre più i ruoli e il gioco a quello del calcio praticato nei campionati. In sintesi cosa ci dicono queste informazioni:
• lo sport per questi preadolescenti s’identifica quasi unicamente con il calcio,
• i genitori che portano i loro figli a giocare a calcio, e con maggiore frequenza quelli di livello socioculturale più basso, sono particolarmente motivati a sostenere la pratica del calcio come unico sport,
• gli istruttori e gli allenatori devono prendere in considerazione nell’organizzare l’attività che per molti bambini lo sport si è caratterizzato come esperienza monosportiva.
Dal punto di vista dei contenuti e delle modalità di organizzazione degli allenamenti diventa quindi necessario orientare le sedute non solo all’acquisizione delle competenze motorie e tecnico-tattiche specifiche per questa disciplina ma anche sviluppare tutte quelle abilità motorie che non sono tipicamente sollecitate dal gioco ma che sono essenziali a uno sviluppo globale del giovane.

I giovani esordienti che hanno partecipato a questa indagine ritengono che per diventare un calciatore di buon livello sono molto importanti le seguenti condizioni: avere fiducia in se stessi (è molto importante per l’85,5%), allenarsi molto (78,7%), fare sacrifici (70%), sapersi divertire giocando (56,7%), avere accanto persone che credono in te (52,4%) e avere un buon allenatore (50,6%). Quindi, si evidenzia che già a 11 anni questi ragazzi credono nell’impegno personale come elemento principale per avere successo nel calcio. E’ interessante notare come questi ragazzi delle medie inferiori hanno idee abbastanza precise su cosa è importante per un bambino che comincia a giocare. Si riscontra che l’81,8% pensa che sia molto importante il divertimento mentre sono poco importanti il vincere molte partite (66,9%) e il ricoprire un ruolo specifico in campo (47,96%). L’avere un bravo allenatore è molto rilevante per il 53,3% di loro. Altri aspetti che dovrebbero essere soddisfatti dall’avviamento al gioco del calcio riguardano l’essere inseriti in un buon gruppo-squadra (47,5%) e l’essere seguiti dai genitori (34,7%). Gli aspetti specifici del gioco del calcio, come imparare la tecnica calcistica e imparare a stare in campo e il giocare sempre sono considerati come necessari ma meno importanti rispetto a quelli citati in precedenza. Infine avere come punto di riferimento un campione è molto importante solo per il 21,4%: sembra in ultima analisi che l’orientamento sia quello di dare centralità alla propria persona, piuttosto che delegare ad altri meriti o responsabilità.

Il gruppo degli esordienti si caratterizza per un’ampia distribuzione dei dati che portano ad evidenziare ben nove fattori motivazionali, rispetto ai sette riscontrati nei giocatori di età superiore. Ciò dipende in larga parte dal loro sviluppo cognitivo ed emotivo che non permette ancora di fornire risposte alle 32 affermazioni del questionario in maniera così coerente come è stato invece registrato per i ragazzi di età superiore.
I fattori identificati sono i seguenti:
1) Acquisizione di status – è composto da sei motivi che identificano il desiderio di diventare famosi e popolari tramite il calcio. Si evidenzia, pertanto, che lo sport già nei più giovani viene vissuto in termini di promozione sociale e di aspirazione a raggiungere i livelli più elevati di partecipazione.
2) Rinforzi estrinseci – è composto da tre ragioni: le prime due si riferiscono al ruolo svolto dai genitori e dai migliori amici nel sostenerli nella loro attività calcistica mentre la terza riguarda il desiderio di viaggiare. Si conferma l’importanza del ruolo svolto dalle persone per loro più significative nel favorire il coinvolgimento sportivo.
3) Forma fisica – è composto da tre ragioni che esaminano il ruolo attribuito all’ottenimento e al mantenimento della forma fisica.
4) Abilità – evidenzia il bisogno di acquisire e migliorare le abilità sportive e di far parte di una squadra..
5) Aspetti della competizione – è composto dalle seguenti ragioni: gareggiare, rapporto con l’allenatore, spendere energia, essere in forma e piacere tratto dall’azione. Ognuno di questi quattro aspetti motivazionali sono tra loro correlati positivamente.
6) Amicizia – riguarda il desiderio di stare con gli amici e di farsene di nuovi a cui si aggiunge un terzo motivo relativo al fare qualcosa in cui si è bravi. Pertanto, a questa età lo stabilire relazioni di amicizia è positivamente correlato con la percezione di sentirsi competenti nel calcio.
7) Divertimento – è composto dalle tre seguenti ragioni: divertirsi, spirito di squadra e piacere tratto dalle sfide. In altri termini, il divertirsi si associa con l’appartenenza a un gruppo e alla percezione di porsi delle sfide che suscitino emozioni.
8) Esercitarsi in gruppo – è composto da due ragioni che riguardano il desiderio di fare esercizio e il lavoro di squadra. Anche in questo, si conferma che nei più giovani il gruppo è il mediatore essenziale di aspetti motivazionali fondamentali.
9) Spendere energia – è composto da tre ragioni; due si riferiscono allo scaricare il nervosismo e al desiderio di entusiasmarsi mentre la terza riguarda il piacere di stare fuori casa. Anche questo fattore motivazionale si caratterizza in termini di soddisfazione emotiva, evidenziando come l’attività calcistica si possa presentare come situazione regolatrice dell’energia psicologica individuale.
In sintesi si rileva che i giovani di questa età, come i ragazzi di età superiore, praticano calcio per un insieme abbastanza ampio di ragioni. Rispetto ai calciatori delle categorie successive si evidenzia che il bisogno di far parte di una squadra, di collaborare insieme e di avere uno spirito di squadra, che costituiscono il fattore squadra, non formano un unico fattore indipendente. In tal senso, il raggiungere obiettivi sportivi di squadra sembra non essere ancora una componente fondamentale del loro modo di vivere il calcio. Infatti, ognuna di queste tre ragioni si correla a fattori motivazionali distinti e riguardanti l’abilità sportiva, il divertimento e l’esercitarsi in gruppo. La coesione di squadra non è considerata come aspetto indipendente dagli altri e sembra che i giovani non la considerino un obiettivo da perseguire se si vuole competere con soddisfazione. Viceversa, dopo i 13 anni l’unione della squadra diventa un fattore motivazionale specifico, che viene riconosciuto dai ragazzi come uno degli elementi essenziali che li mantiene coinvolti nella pratica del calcio
Fonte:guida tecnica figc

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