La purezza dei
bambini nell’affrontare il gioco è una sana lezione anche per noi adulti, non
pensano troppo non fanno congetture, vivono lo sport, come la vita, con stupore
e spontaneità.
È estate e il rettangolo verde è avvolto dal silenzio...
Sembra un mare calmo che si riposa al sole, dopo aver tanto ondeggiato delle
grida di piccoli calciatori. Grandi onde fatte di lunghe corse, improvvisi
scatti e cambi di direzione... E quando, nei pomeriggi di allenamento, si
colorava di cinesini e conetti gialli, blu e rossi, questi sembravano boe
intorno alle quali l'energia limpida di ogni bambino si orientava nel
perseguire la sua rotta. Anche sotto la pioggia di dicembre, sotto le nubi di
coriandoli a febbraio e quando, in aprile, tra i fili d'erba cominciavano a
comparire delle piccole margherite. Anche allora quel mare continuava a
respirare di piccole onde, di faccette piene di entusiasmo e vita che
all'unisono con il vento e l'azzurro del cielo compivano il loro moto
cristallino. Ora che la scuola calcio si è conclusa quel mare è calmo. Una
calma di attesa. Come le aule di scuola avvolte anch'esse dal silenzio, come
gli zaini e gli scarpini momentaneamente riposti nell'angolo di una cameretta.
Se ci poniamo a osservare un campetto vuoto forse riusciamo a comprendere il
vero senso del calcio così come lo vivono i bambini, nello stesso modo in cui
si osserva il mare, o come si osserva un paesaggio meraviglioso d’alta montagna
oppure un fiore di cactus che sboccia miracolosamente da una pianta abituata a
vivere in un terreno arido.
IL CALCIO PER I PICCOLI È
STUPORE E ISTINTO
Il calcio per i bambini è stupore. Loro non sanno che i
saggi maestri Zen esortano a vivere di sensazioni immediate e a non pensare e
ripensare a ciò che si fa per non intorpidire le acque della mente di rimuginii
che ci allontano dal senso di assoluto e di pace. I bambini lo fanno
spontaneamente, perché la vita non li ha ancora intorpiditi di congetture. E
nel giocare a pallone provano gioia e diventano un tutt'uno con la natura, con
la bellezza. Loro incarnano la purezza in tutto ciò che fanno. Con questo
atteggiamento il mondo è nelle loro mani, perché ne sono parte integrante e
ogni loro movimento è così in armonia con tutto il resto che procura loro quel
benessere che noi adulti spesso aneliamo e cerchiamo a destra e a manca, ogni
giorno. Ci sono alcuni di noi che lo cercano attraverso il denaro, nelle
soddisfazioni fittizie, nelle abbuffate di cibo o di abbigliamento, nel vincere
mere competizioni con altri simili e anche, a volte, nella solitudine. Forse
alla base della sconfitta mentale, che talvolta ci sembra inevitabile così come
nel calcio sembra esserlo una partita fatalmente persa, c'è proprio questa
attitudine a concentrarsi disperatamente sul raggiungimento del successo, a
cercare soddisfazioni nelle cose materiali ed effimere.
E LA VITTORIA AVVIENE IN UN
LAMPO
Un grande maestro Zen, Taisen Deshimaru, insegna: «se
desideriamo vincere, non vinceremo», vale a dire che non bisogna concentrarsi
sul desiderare, ma agire senza pensare a niente, spinti solo dalla propria
energia e dalla voglia di combattere «come se fosse in gioco la vita stessa».
Proprio come fanno i samurai quando, con un fiore di ciliegio posto sotto
l'armatura, scendono in campo. Lo sport dovrebbe essere praticato concentrati
solo sui propri gesti, sulle emozioni del momento e senza pensare a nulla, come
a nulla pensano le onde del mare o le gocce di pioggia che bagnano i k-way
indossati dai bimbi in allenamento. «Se l'atteggiamento è quello giusto», come
dicono i maestri Zen, «la vittoria avviene in un lampo». Quindi proviamo a
vedere il rettangolo verde con gli occhi del bambino che siamo stati e anziché
suggerire ai piccoli calciatori come fare per vincere; lasciamoci ispirare da
loro a reimparare a vivere nell'immediato e in modo semplice. Forse lo stupore
e la pace giungerà in un attimo anche dentro di noi.
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