Un processo pluriennale di
formazione sportiva giovanile non può trascurare gli effetti di una
preparazione multilaterale di base.
Per
formazione multilaterale si intende la strutturazione più ampia di tutti gli
schemi motori di base disponibili nella motricità del bambino.
Per gli arti
inferiori gli schemi motori di base sono: camminare, correre, saltare.
Per gli arti
superiori sono: afferrare, lanciare, prendere.
Per il
tronco o corpo propriamente detto sono: rotolare, strisciare, arrampicarsi.
L’evoluzione
della motricità di base permetterà di inserire nella programmazione delle
attività, elementi motori maggiormente orientati.
Si potrà
ottenere che gli arti inferiori siano in grado di camminare sull’asse di
equilibrio, correre calciando una palla, saltare superando un ostacolo.
Con gli arti
superiori si potranno effettuare gesti più complessi come palleggiare una palla
al suolo o lanciare con una mano.
Il corpo nel
suo insieme infine potrà spostarsi in relazione e riferimenti spazio-temporali,
secondo tempi ritmici, ecc. Il concetto di multilateralità quindi dovrà
gradualmente orientarsi in relazione alle caratteristiche motorie dello sport
in questione, attivando con maggior accentuazione gli elementi della motricità
specifica, strutturando anche se in forma ancora approssimativa le abilità
tecniche di gioco. L’affermarsi completo delle competenze sportive si sviluppa
secondo lo schema proposto da Meinel (1984), gli stadi dello sviluppo
coordinativo sono rappresentati da una fase di costruzione grezza del gesto,
una fase più evoluta o più raffinata definita coordinazione fine, ed una fase
di disponibilità variabile del movimento dove il controllo e la gestione del
gesto assumeranno una veste automatizzata e di conseguenza più rispondente alle
esigenze sportive specifiche.
Anni fa per
disputare la partita, o comunque per dedicare maggior tempo ad attività
collettive di tipo situazionale, si doveva aspettare il raggiungimento di una
disponibilità tecnica raffinata e variabile.
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Oggi, pur
riconoscendo in tale itinerario una certa logica teorica, suffragata anche da
decenni di esperienza pratica, le attività di gioco globale e di situazione
debbano iniziare quanto mai precocemente senza dover aspettare il
consolidamento tecnico, che sarà accresciuto anche per mezzo del rapporto
preferenziale mediato dalle richieste di gioco.
Nel modello
strutturale in parallelo le fasi di passaggio dalle attività semplici alle
attività complesse di gioco evidenziano l’interpretazione di globalità e di
sovrapponibilità degli elementi che costituiscono la prestazione (vedi Tavola
5).
Il processo
di apprendimento è un’attività complessa che richiede l’analisi e
l’elaborazione di una serie di informazioni sensoriali e propriocettive.
Oltre
all’informazione ottenuta dall’osservazione visiva di determinati comportamenti
motori e da ciò che l’allenatore trasmette verbalmente, risultano fondamentali
tutti quegli schemi motori che sono già fermamente acquisiti.
Un programma
motorio non si stabilizza comunque facilmente, e l’apprendimento di una abilità
richiede una serie di passaggi successivi.
L’allievo
che ha il compito di strutturare una nuova abilità motoria, deve considerare
sia le nuove sequenze da mettere in atto, sia quelle sequenze dell’azione che
già padroneggia.
Per esempio,
il correre ed il camminare sono schemi motori efficientemente acquisiti fin dai
primi anni di vita, ma sono anche componenti di base di un gran numero di
attività sportive.
Nella fase
in cui il ragazzo inizierà a giocare a calcio non ricomincerà di certo dalla
ristrutturazione di tali schemi motori basilari. Piuttosto utilizzerà queste
“subroutines motorie” (sottoprogrammi) per integrarle con le altre che ancora
devono essere apprese come la conduzione della palla o il tiro.
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