domenica 29 dicembre 2013

LE FASI SENSIBILI


E' importante ricordare che l’organismo umano, soggetto a determinate sollecitazioni fisiche prodotte dall’esterno, tende ad interiorizzare lo stimolo, creando specifici presupposti di adattabilità.
Questo modo evidenzia che il processo di apprendimento psicomotorio pur basandosi sulle potenzialità biologiche individuali ad acquisire competenze dipende dalla sua disponibilità, dalla qualità dell’intervento educativo e dal sostegno dell’ambiente sociale di provenienza. Il bambino, fin dai primi mesi di vita, possiede un proprio itinerario biologico, contraddistinto sostanzialmente sia da fattori relegati alla specie umana che dai caratteri ereditari trasmessi dai genitori.
Il supporto e la guida fornita dall’ambiente sociale consente al bambino di confrontarsi con la realtà e di acquisire una sempre maggior autonomia psicologica e motoria.
Pertanto maggiore in quest’ultimo ambito, sarà la varietà di esperienze motorie che verranno fornite, maggiore sarà la risposta adattativa con conseguente crescita della motricità.
Il processo didattico insegnamento/apprendimento dipenderà perciò dal rapporto allenatore/allievo e deriverà dalla corrispondenza fra stimolo e risposta.
È chiaro però che una maggiore predisposizione del bambino verso una classe di sport o per uno sport specifico (fattore genetico), faciliterà gli adattamenti ricercati.
E’ anche vero comunque che determinate premesse (potenzialità) rimarrebbero tali se non venissero offerte significative opportunità esperienziali.
Negli ultimi anni, gli interessi di studio nel campo dell’educazione fisica e sportiva giovanile si sono sempre più rivolti alla conoscenza specifica delle varie tappe dell’apprendimento motorio, ed alcune ricerche dirette in tal senso hanno ipotizzato l’esistenza di momenti biologici più favorevoli per lo sviluppo di determinate capacità. In letteratura specializzata, diversi autori concordano nel definire questi periodi evolutivi fasi sensibili o momenti magici (vedi Tavola 4).
Il periodo più favorevole, dove si può osservare una maggiore “spinta alla crescita” delle capacità coordinative, comprende l’età che va dai 7 ai 12 anni.
Dopo questa fase l’incremento appare più lento, ovvero gli stimoli d’adattamento non provocano risposte adeguate.
Tale assunto, suffragato da tesi sperimentali, deve far riflettere attentamente riguardo alla pianificazione didattica da applicare in questo particolare periodo evolutivo.
Bisognerà perciò ricorrere a metodologie di lavoro che favoriscano lo sviluppo generale della motricità, ampliando la base delle opportunità motorie, proponendo esperienze di tipo polisportivo a valenza multifunzionale.
Decisivi sono perciò il genere, la quantità e la qualità dell’attività svolta.
“Molti bambini ritenuti maldestri o non sufficientemente coordinati, non nascono tali, lo diventano, perché hanno avuto poche possibilità di sviluppo autonomo e perché la loro motricità è stata repressa dall’ambiente che li circondava”.
Nello stesso periodo, sembra favorevole anche lo sviluppo della capacità di rapidità, in particolar modo la capacità di reazione e la frequenza di movimento, mentre la rapidità aciclica e la rapidità d’azione esprimono il loro massimo sviluppo qualche anno più tardi.
Allo stato attuale delle conoscenze, si può parlare di una fase sensibile per la forza rapida e per la resistenza alla forza attorno ai 9 anni d’età.
Per il loro sviluppo è indispensabile che le resistenze esterne siano talmente scarse da rendere possibile un’elevata rapidità di contrazione (si consiglia di utilizzare carichi naturali).
 L’allenabilità della forza massima inizia invece con la prima fase puberale


 

La resistenza aerobica è una capacità relativamente neutra, rispetto allo sviluppo.
La sua formazione può essere avviata in età prescolare e continuare per tutte le tappe successive.
La spinta maggiore comunque si avverte nel periodo puberale. Risulta invece relativamente più difficile nel periodo pre-pubere, allenare in forma specifica la resistenza anaerobica, sia per limiti biologici (insufficiente produzione di testosterone correlato ad alcuni enzimi della glicolisi anaerobica), che per l’intensità psichica richiesta in alcune forme di lavoro.
Per quanto riguarda la mobilità articolare, si deve distinguere tra mobilità passiva e attiva. La mobilità passiva va posta fra le capacità precoci: il suo periodo di formazione inizia già dai primi anni di vita, comprende tutta l’età scolare e continua fino alla prima fase puberale. Il periodo formativo più efficace per la mobilità attiva invece ha inizio successivamente e presuppone un certo grado di sviluppo delle capacità di forza.
Una maggiore “fertilità” nell’apprendimento delle tecniche sportive si avverte in coincidenza con lo sviluppo delle capacità coordinative ma con un leggero ritardo su di esse.
Questa fase si può collocare fra gli 8-10 anni per le femmine e 11-12 anni per i maschi.
Una successiva spinta di sviluppo, che può essere definita anche fase di consolidamento tecnico, si nota intorno ai 14-15 anni dopo aver superato il periodo critico della pubertà che provoca modificazioni della statura, della massa e delle proporzioni corporee, e dei rapporti forza-peso e forza-leve che ne derivano.


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.