Parlando di capacità coordinative speciali ci riferiamo soprattutto a:
Destrezza
fine
Consistente
nella capacità di svolgere in modo adeguato allo scopo, e rapidamente, compiti
motori fini1, ovvero risolvere problemi motori in spazi, tempi e con
dispendi energetici limitati.
Quindi
movimenti veloci e precisi, generalmente a carico del tratto distale degli
arti.
Indispensabile
al fine di questa capacità è l’esperienza motoria, le informazioni sensoriali,
l’intelligenza pratica.
Combinazione
motoria
Vale a dire
la capacità di unire in modo armonico, in un unico compito motorio, le singole
parti delle quali si compone.
Si sviluppa ottimamente per mezzo di esercizi
di coordinazione segmentaria che coinvolgano contemporaneamente arti superiori
ed inferiori in contesti ambientali variabili.
Capacità di
orientamento
Si esprime
con la capacità di modificare i movimenti del corpo in uno spazio determinato
rispetto ad oggetti o persone. Importante, al fine di un buon funzionamento di
questa capacità, è il ruolo dei recettori muscolo-tendinei e dell’apparato
visivo.
È una
capacità fondamentale negli sport di squadra e di contatto, dove è necessario
avere molti punti di riferimento.
I metodi per
sviluppare questa capacità sono diversi, ma hanno in comune la variazione delle
condizioni in cui si svolge un dato allenamento.
Variazioni che possono interessare gli
attrezzi utilizzati, il numero di componenti della propria squadra o della
squadra avversaria, le dimensioni dell’area di gioco ecc.
Capacità di
ritmo
Ossia di
operare un movimento, un gesto, un’azione rispettando dei precisi intervalli di
tempo, adattandosi ad un ritmo percepito, mantenendo un’elevata capacità
di controllo rispetto ad eventuali repentini cambiamenti del ritmo stesso.
La capacità
di ritmo consente al soggetto di operare armonicamente nello spazio a sua
disposizione.
Per
esercitarla sarà utile provare ad adattarsi a ritmi esterni o acusticamente
percepiti, così come provare ad adeguarsi al ritmo di un compagno.
Capacità di
memorizzazione
Consiste in
un’esercitazione mentale del gesto atletico, volta a reiterare idealmente
un’azione o una serie di azioni con lo scopo di percepire, anticipare e
correggere, prima ancora dell’esecuzione vera e propria, possibili errori.
Svolge un
ruolo cardine nel conservare le capacità motorie allo stato raggiunto nell’eventualità
di interruzione dell’allenamento, ma è anche un modo di continuare ad
esercitarsi quando si è fisicamente stanchi o in contesti che non consentono
l’allenamento fisico.
Capacità di
anticipazione motoria
E’ la
capacità di intuire un movimento partendo dalla forma dell’azione che lo
precede.
È una capacità estremamente importante, basata su un meccanismo di intuizione che permette quindi di prevedere ed anticipare l’andamento e la successione di un’azione, predisponendo mentalmente, e subito dopo praticamente, i compiti motori che permettono la perfezione del risultato.
È evidente l’impegno psichico richiesto.
È una capacità estremamente importante, basata su un meccanismo di intuizione che permette quindi di prevedere ed anticipare l’andamento e la successione di un’azione, predisponendo mentalmente, e subito dopo praticamente, i compiti motori che permettono la perfezione del risultato.
È evidente l’impegno psichico richiesto.
Tale
capacità trae beneficio dall’analisi delle esperienze motorie precedenti
e dalla loro ripetizione in allenamento.
È importante in tutte le discipline sportive, individuali e di squadra. Nelle prime sarà maggiormente sollecitata l’anticipazione di gesti e situazioni relativamente noti.
È importante in tutte le discipline sportive, individuali e di squadra. Nelle prime sarà maggiormente sollecitata l’anticipazione di gesti e situazioni relativamente noti.
Negli sport
o nei giochi di squadra sarà maggiormente chiamata in causa la capacità di anticipazione
rispetto ad azioni e contesti non facilmente prevedibili.
Capacità di
fantasia motoria
Consistente
nell’essere in grado di risolvere, in maniera inconsueta, un problema motorio
che si contrappone alla buona riuscita del gesto atletico, risulta pertanto
fondamentale, per il suo sviluppo, accumulare un grande bagaglio di esperienze
di movimento
Accanto alle
capacità descritte è possibile rilevarne numerose altre, dalla capacità di
equilibrio (della quale avremo modo di parlare
approfonditamente più avanti) alla capacità di differenziazione spazio temporale,
ossia la capacità di collocarsi in modo consono rispetto agli spazi, agli
oggetti ed agli individui posti nell’ambiente di lavoro, riuscendo al tempo
stesso a percepire le variazioni temporali nel corso di un’azione; e ancora
la capacità di differenziazione dinamica intesa come la capacità di
conferire diversi gradi di intensità all’azione muscolare, valutando l’ottimale
espressione dei gesti in virtù di risultati e situazioni, ecc.
Consultando
i diversi autori sarà possibile rinvenire ed approfondire un numero variabile
di capacità coordinative speciali. Questo deriva dall’individuale volontà di
ridurre, segmentare in modalità più o meno elementari i singoli elementi che
costituiscono un’azione motoria nel suo complesso.
Capacità di
equilibrio
è la
caratteristica che, più di qualunque altra, è riconosciuta pressoché da tutti
gli autori come una capacità coordinativa speciale.
Per
equilibrio s’intende la capacità di svolgere compiti motori in condizioni
precarie, causate da piccole superfici d’appoggio o da condizioni dinamiche che
determinano il disturbo delle normali condizioni di stabilità.
L’individuo fa ricorso alla capacità di equilibrio in tutte le azioni della vita comune al fine del mantenimento della postura, che subisce inevitabili influenze nel comune agire.
L’individuo fa ricorso alla capacità di equilibrio in tutte le azioni della vita comune al fine del mantenimento della postura, che subisce inevitabili influenze nel comune agire.
Ovviamente
nella pratica di attività intense, o discipline sportive, il ricorso alla
stabilità diviene marcatamente maggiore, assieme alla richiesta di
riequilibrare molto più rapidamente il proprio corpo.
In linea più generale si può affermare che un corpo è in una condizione di equilibrio quando la verticale passante per il baricentro cade entro la base d’appoggio .
In linea più generale si può affermare che un corpo è in una condizione di equilibrio quando la verticale passante per il baricentro cade entro la base d’appoggio .
E’ evidente che, per un individuo, la base
d’appoggio è costituita dall’area dei suoi piedi, e in questo caso l’equilibrio
è garantito dal funzionamento del sistema vestibolare che, in ogni momento,
registra la posizione del corpo e fornisce degli output per continui
aggiustamenti.
L’equilibrio
si manifesta in forme diverse, possiamo distinguere:
- l’equilibrio statico: ossia la capacità di mantenere una data posizione su base riflessa, come chiarito si avvale in massima parte del sistema vestibolare;
- l’equilibrio dinamico: vale a dire la capacità di mantenere una determinata posizione con il corpo in movimento, sfruttando il grado di sviluppo dello schema corporeo e della strutturazione temporo-spaziale;
-l’equilibrio in volo: ossia la capacità di mantenere una posizione idonea agli obiettivi in una condizione in cui non vi sono contatti con il suolo. In questa circostanza le informazioni propriocettive sono estremamente limitate, e divengono indispensabili le informazioni ottiche e vestibolari.
- l’equilibrio statico: ossia la capacità di mantenere una data posizione su base riflessa, come chiarito si avvale in massima parte del sistema vestibolare;
- l’equilibrio dinamico: vale a dire la capacità di mantenere una determinata posizione con il corpo in movimento, sfruttando il grado di sviluppo dello schema corporeo e della strutturazione temporo-spaziale;
-l’equilibrio in volo: ossia la capacità di mantenere una posizione idonea agli obiettivi in una condizione in cui non vi sono contatti con il suolo. In questa circostanza le informazioni propriocettive sono estremamente limitate, e divengono indispensabili le informazioni ottiche e vestibolari.
L’equilibrio
è un’espressione complessa delle capacità coordinative, la cui ottimale
sollecitazione avviene dai 5 ai 12 anni di vita, e tende a regredire nella fase
senile.
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